Renzi consegna il banchiere al Brasile ma si dimentica di farsi dare Battisti

24 Apr 2015 18:05 - di Roberto Frulli

L’Italia consegna al Brasile il banchiere Henrique Pizzolato condannato a 12 anni e 7 mesi per tangenti nell’inchiesta “Mensalao“. Ma il Brasile non consegna all’Italia il terrorista Cesare Battisti processato e condannato a due ergastoli per 4 omicidi e a svariati anni di carcere per insurrezione armata, possesso illegale di armi, rapina, furto. Eccolo dunque il doppiopesismo giudiziario di Matteo Renzi: calci in faccia dal Brasile quando si tratta di riportare in Italia il terrorista rosso plurimocida, tappeti rossi al Brasile quando si tratta di restituirgli l’ex-direttore del Banco do Brasil accusato di tangenti.
Pizzolato, infatti, sta per essere estradato dall’Italia in Brasile grazie alla complicità del governo Renzi. Sono stati i media brasiliani a svelare a sorpresa la notizia sulla base di fonti diplomatiche e di governo locali. E la conferma sull’operazione voluta politicamente dal governo Renzi e portata a termine dal ministro della giustizia Andrea Orlando è arrivata dal legale dello Stato brasiliano, l’avvocato Michele Gentiloni.

I quatte omicidi organizzati e compiuti da Battisti

Dopo l’ok della Cassazione la decisione era diventata esclusivamente politica. Renzi aveva la possibilità di giocare la carta al meglio ottenendo, in cambio dell’estradizione di Pizzolato al Brasile, la consegna del terrorista Cesare Battisti che, da anni, beffa l’Italia dopo essere stato condannato a due ergastoli e a diversi anni di carcere per l’omicidio del maresciallo della polizia penitenziaria Antonio Santoro, assassinato da Cesare Battisti e dalla sua complice Enrica Migliorati il 6 giugno 1978 a Udine, per l’omicidio dell’agente della Digos Andrea Campagna, compiuto da Battisti il 19 aprile 1979 a Milano, per l’omicidio del macellaio Lino Sabbadin, militante del Movimento Sociale, ucciso il 16 febbraio 1979 a Santa Maria di Sala in provincia di Venezia e “colpevole” di essersi opposto con le armi al tentativo di rapina del suo esercizio commerciale – Battisti fece da “copertura armata” a Diego Giacomin, l’esecutore materiale dell’omicidio Sabbadin – e, infine, per l’omicidio del gioielliere Pierluigi Torreggiani, omicidio di cui Battisti fu ideatore ed organizzatore ma non vi partecipò direttamente essendo “occupato” in quelle stesse ore con l’esecuzione materiale di Sabbadin. A Torreggiani, così come a Sabbadin, Battisti e i suoi complici contestavano il fatto di essersi opposti con le armi a una rapina. E, pertanto, li uccisero. Da anni, protetto dal Brasile, Battisti si prende beffa dell’Italia. sarebbe stata ora la volta buona per riportarlo nel nostro Paese e fargli scontare gli ergastoli per gli omicidi che ha compiuto. Ma Renzi ha tradito le aspettative degli italiani e ha consegnato Pizzolato senza pretendere la restituzione di Battisti che, va ricordato, iniziò la sua carriera teppistico-politica nel Pci al quale era iscritto: da lì, dopo una dura militanza spiccò il volo rapinando, segnalandosi per atti di teppismo e delinquenza, espropri proletari e sequestri di persona.
Ora, secondo i media brasiliani, il sì all’estradizione di Pizzolato è definitivo e non esiste più la possibilità di fare ricorso. L’opinione favorevole dell’Italia è stata confermata dall’avvocato Michele Gentiloni.

Cesare Battisti protetto dall’ex-presidente Lula da Silva

La comunicazione ufficiale della decisione da parte del governo italiano a quello brasiliano avverrà in queste ore attraverso le rispettive rappresentanze diplomatiche.
A quel punto il Paese sudamericano avrà 20 giorni di tempo per avviare la procedura di trasferimento: una squadra della polizia federale sarà appositamente inviata a Roma per accompagnare il viaggio di ritorno di Pizzolato in Brasile. Pizzolato, ex-direttore del Banco do Brasil, in Brasile ha ricevuto una condanna definitiva per corruzione, riciclaggio di denaro e peculato nell’ambito del processo sul cosiddetto Mensalao, la tangentopoli verde-oro che ha travolto numerosi esponenti di primo piano del Partito dei lavoratori (Pt, di sinistra) durante il governo dell’ex-presidente della Repubblica, Luiz Inacio Lula da Silva (2003-2010) che protesse strenuamente Cesare Battisti e ne impedì l’estradizione in Italia.
Per sfuggire al carcere, nel novembre 2013 l’ex-manager, che ha la doppia cittadinanza, era fuggito in Italia, dove è stato poi arrestato nel febbraio dell’anno scorso a Maranello in provincia di Modena.
Lo scorso ottobre la Corte di appello di Bologna aveva detto no all’estradizione e Pizzolato era stato rimesso in libertà. I giudici della Corte d’appello di Bologna motivarono il diniego scrivendo che la condizione carceraria del Brasile è «drammatica», che episodi recenti testimoniano come ad oggi non sia ancora migliorata e «il rischio che un detenuto possa essere sottoposto ad umiliazioni, torture, violenze, sia ancora concreto».
Ma il Brasile aveva fatto ricorso in Cassazione  dove il 12 febbraio di quest’anno è stata dichiarata la «sussistenza» delle condizioni per dare il via libera all’estradizione. Il giorno stesso il banchiere si è costituito ai carabinieri ed è andato in carcere a Modena. In una successiva lettera al ministro della Giustizia il legale di Pizzolato, avvocato Alessandro Sivelli, aveva scritto, tra l’altro: «Non posso pensare che il mio governo anteponga alla violazione dei diritti fondamentali di una persona, a maggior ragione in quanto trattasi di nostro concittadino, la possibilità di ottenere un successo politico». E sull’ipotesi di uno scambio con il terrorista pluriomicida Cesare Battisti, il penalista aveva detto di auspicare che le voci circolate fossero «prive di fondamento». Talmente prive di fondamento che Pizzolato è stato consegnato al Brasile mentre il Brasile non ha restituito all’Italia chi ha ammazzato quattro italiani.

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