Renzi, le spine si chiamano Def, Italicum, regionali. Per Matteo ora è salita
Renzi ha tre spine conficcate sotto i piedi: Def, Italicum e regionali. In tutti questi tre casi deve fare i conti con una dissidenza interna pronta a dare battaglia. Sul primo punto, Stefano Fassina lo accusa di aver rinunciato ad una politica espansiva ma c’è anche da fronteggiare la rivolta dei sindaci che rifiutano nuovi tagli alla spesa locale. Quanto alla riforma elettorale, Maria Elena Boschi ha escluso che siano necessarie modifiche, respingendo di fatto la richiesta di Area riformista di diminuire la quota dei nominati. Infine nelle elezioni regionali è la Liguria il settore più critico dopo la candidatura del civatiano Pastorino (sostenuto da Sel e tutta la sinistra) contro la renziana Paita, una frattura che rischia di avvantaggiare il forzista Toti. Un panorama ricco di insidie che il segretario-premier vorrebbe affrontare, come di consueto, con baldanza. Ma il suo cammino ssi fain salita.
I dati dell’economia smentiscono il trionfalismo di Renzi
Renzi vorrebbe agganciare la ripresa europea e di ottenere la promozione di Bruxelles al Def: si capisce che questa è la base sulla quale giocare le carte migliori nei confronti dell’ opinione pubblica. Ma si tratta di una scommessa sempre più problematica, rispetto a quanto poteva apaprire qualche tempo fa dopo l’annuncio del Qe da parte di Draghi, che ha condotto alla quasi parità tra euro e dollaro e ridato fiato alle esportazioni europee. I dati reali sono lontani dal dall’ottimismo esibito da Padoan. E la pressione fiscale (anche per effetto delle tasse locali) grava sempre più pesantemenet sui cittadini. Sul fronte dell’Italicum, Renzi è convinto di scongiurare la scissione. . Il gruppo parlamentare sarà chiamato a votare a maggioranza sul testo già approvato e la decisione andrà rispettata da tutti: motivo per cui non ci sarà bisogno di pensare alla fiducia. Ma Il capogruppo Speranza avverte che così si rischia di approvare una riforma zoppa
Palazzo Chigi preoccupato da Salvini
Ma la grande spina che si profila è quella delle regionali. La strategia aggressiva di Matteo Salvini, tesa a creare sempre maggiore attenzione attorno alla Lega suscita una certa preoccupazione a Palazzo Chigi. Il leader del Carroccio pensa di poter sfondare in Umbria e forse anche in altre regioni. È prevedibile perciò che Renzi e scenda personalmente in campo a maggio per trasmettere al tradizionale elettorato democratico l’immagine di una forza unita, più di quello che appare dai continui duelli sulla stampa. Le regionali rappresentano una sorta di test di medio termine per la maggioranza e non è un caso che il premier stia tentando di raggiungere accordi locali con Angelino Alfano almeno in quelle aree dove ciò può fare la differenza (Campania e Liguria).