Anche la seconda scatola nera accusa il copilota: portò l’aereo in picchiata
Ormai è una certezza: il ritrovamento della seconda scatola nera dell’Airbus precipitato sulle Alpi francesi elimina anche l’ultimo, piccolissimo margine di dubbio. Come reso noto in queste ore dal Bea, l’ufficio di inchieste e analisi sugli incidenti aerei francese, il disastro del volo della Germanwings è il tragico esito dell’azione volontaria di distruzione dell’apparecchio da parte del copilota.
Seconda scatola nera, i dati accusano il pilota
La prima lettura dei dati della seconda scatola nera dell’A320 di Germanwings, ritrovata giovedì, mostra infatti che il copilota «ha utilizzato i comandi automatici per mettere l’aereo in picchiata», e poi, «a più riprese durante la discesa, ha modificato le regolazioni del pilota automatico per aumentare la velocità dell’aereo». Non solo: il copilota avrebbe «azionato due volte i comandi per evitare un’allerta, ed era quindi cosciente», ha inoltre rivelato il procuratore di Marsiglia. A conferma delle intenzioni di Lubitz, oltretutto, prima ancora del ritrovamento della seconda scatola nera, hanno contribuito gli accertamenti della polizia tedesca su un tablet sequestrato in seguito alle perquisizioni fatte in casa del copilota il quale, secondo quanto riferiscono gli inquirenti tedeschi, cercò online informazioni su metodi suicidi possibili e sulle porte di sicurezza delle cabine di pilotaggio, solo alcuni giorni prima dello schianto.
Misure di sicurezza
Novità inquitanti che constringono a rivedere, ancora una volta, le misure di sicurezza attualmente in vigore a proposito delle quali, già dalle ore successive lo schianto, si parla di aggiornamenti e miglioramenti. Tra gli altri, un esperto italiano in psicologia aeronautica, Lorenzo Mezzadri, ha lanciato una petizione su Change.org per chiedere regolari controlli psichiatrici per i piloti civili. L’iniziativa, presa pochi giorni dopo il dramma dell’A320 della Germanwing precipitato in Provenza con 150 vittime per l’omicidio/suicidio del copilota Andreas Lubitz, è rivolta alle principali compagnie aeree, e tra queste ovviamente la Germaniwings e la compagnia madre Lufthansa. Mezzadri insegna Psicologia Aeronautica e Aerospaziale e si occupa in particolare di Human Factor, cioè la componente umana dell’attività di volo. Dirige uno scuola di volo ed è consulente di diverse compagnie aeree. Secondo l’esperto, allora, «oltre ai controlli in fase di selezione e reclutamento, i piloti dovrebbero essere sostenuti da psicologi e psichiatri durante tutta la loro vita lavorativa». Attualmente, aggiunge l’esperto, «in genere si valuta il professionista solo dal punto di vista tecnico, e se si sviluppano disturbi mentali, a meno che non siano conclamati ed evidenti, questi rischiano di passare inosservati». Mezzadri ricorda che «ogni 6 mesi i piloti vengono sottoposti a controlli che ne verificano le capacità operative», ma secondo lui «sarebbe opportuno che altrettanto regolarmente si aggiungessero controlli più approfonditi anche sul loro stato di benessere psichico, sui livelli di stress e di stanchezza psicofisica». Una constatazione, purtroppo, che ha trovato un tragico riscontro nel disastro dell’Airbus tedesco…