Con un Tweet al veleno Donald Trump affonda Hillary Clinton. E poi si scusa
Donald Trump, ovvero il magnate. Hillary Clinton, ovvero l’aspirante prossima inquilina della Casa Bianca. La notizia c’è tutta. L’ha pubblicata il Daily Mail. E Dagospia l’ha tradotta. Perché in effetti è succosa assai. A metà tra gossip dissacrante e politica. I protagonisti infatti sono entrambi notissimi. Eccola perciò: Giovedì scorso sul profilo twitter di Trump è apparso il retweet di una battutaccia che lo stesso aveva fatto nei confronti di Hillary. Retweet postato da una certa Sawyer Burmeister, di professione attrice nonché studentessa in un college in Texas. “Se Hillary Clinton non riesce a soddisfare il marito, che cosa le fa pensare di poter soddisfare l’America?”: 140 battute di purissimo veleno all’indirizzo di lady Clinton che proprio in quelle ore rompeva gli indugi e, con un video, ufficializzava la sua candidatura, per i democratici, alle prossime presidenziali.
Il tweet di Donald Trump
Trump, che non deve aver mai sofferto entrambi i Clinton, piuttosto imbarazzato per l’accaduto si è difeso sostenendo di non essere l’autore del retweet, dato in pasto a ben 2,8 milioni di follower. La colpa sarebbe stata di uno dei suoi dieci collaboratori che quotidianamente sono addetti alla comunicazione sui social media e sulle altre piattaforme. Insomma, come capita da noi il fatto sarebbe successo a sua insaputa. Cosicché “non appena il signor Trump ha visto il tweet – ha detto il suo portavoce – l’ha cancellato”. Certo é che la moglie dell’ex presidente Bill non deve averla presa bene, anche se il suo staff, ben conoscendo le regole della comunicazione, non voluto rilasciare alcun commento. Non è da escludere che proprio Donald Trump, da sempre sostenitore del Partito Repubblicano, abbia lanciato il sasso e poi nascosto la mano. Ora che si è aperta la corsa per le presidenziali 2016, ogni colpo basso è lecito. Nessuno si meraviglierebbe se Trump avesse sparato in rete il retweet velenoso per poi cadere dal pero, fingendo sorpresa. Se invece la colpa fosse davvero del suo collaboratore, possiamo essere certi che da giovedì, negli Usa, c’è un disoccupato in più.