Vauro perde le staffe con la Meloni. «Se lei fosse nuda in una caserma…» (il video)
Inaccettabile Vauro. Che brutta fine la graffiante satira che ha allevato generazione di compagni e radical chic nella dorata stagione antiberlusconiana. Il vignettista livornese coccolato da Michele Santoro e Gino Strada, voce arrochita e occhi fuori dalle orbite, nel corso dell’ultima puntata dell’Aria che tira ha attaccato ad alzo zero Giorgia Meloni “colpevole” di non aver compreso la gravità della tortura psicologica.
Vauro strattona la Meloni
«Le posso spiegare cos’è una tortura psichica – incalza Vauro – per esempio se lei fosse nuda in una caserma con vicino guardie che cantano “Uno due tre viva Pinochet, quattro cinque sei morte agli ebrei”, non credo ne uscirebbe così serena». Un invito? Una minaccia? Stavolta lo storico disegnatore del Manifesto ha superato ogni limite di decenza. Opinionista improvvisato, esaltato dalla sentenza europea di condanna all’Italia torturatrice durante il blitz alla Diaz al G8, si è lasciato andare a una metafora volgare e pruriginosa degna di una sollevazione popolare e della grancassa mediatica. Ma della solerte Laura Boldrini, delle femministe d’antan e della pattuglia rosa di parlamentaresse sempre pronte alla battaglia non c’è traccia.
La replica della leader di Fratelli d’Italia
«Quindi diamo dodici anni a chi canta una canzoncina e niente a chi ti prende a bastonate dentro casa. Lei mi insulta ma il mio è un esempio concreto. Non puoi depenalizzare chi di entra in casa e ti bastona…», ribatte imperturbabile Giorgia Meloni che affida a un tweet lapidario il commento del siparietto televisivo “le inaccettabili parole di Vauro #ariachetira”. Se la stessa frase fosse stata pronunciata da Forattini o da Kracic all’indirizzo di un esponente della sinistra sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale.