«Tra 20 anni andremo su Marte»: parola di astrofisico
Marte, un antico sogno fantascientifico sta per avverarsi. “Fra 20 anni potremo andare sul Pianeta rosso. Dal punto di vista tecnico e finanziario potremmo cominciare domani, basterebbe risparmiare il 5% del costo degli armamenti, ossia mille miliardi di euro”. Lo ha detto Giovanni Bignami, uno degli astrofisici più famosi in Italia e in Europa, intervenuto a Pistoia alla sesta edizione di Pistoia – Dialoghi sull’uomo, il festival dell’antropologia contemporanea promosso dalla Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, in corso di svolgimento fino a domani nella città toscana. “L’unica difficoltà – ha aggiunto – è quella politica”. Rendiamo omaggio all’autorità scientifica del professor Bignami, ma non possiamo fare a meno di notare che si addice a un luminare dell’astrofisica discettare di politica. Forse l’illustre scienziato pensa di ripercorrere le orme della compianta Margherita Hack, che era solita esternare sulle vicende nazionali dall’osservatorio di Trieste.
E allora è il caso di ricordare a Bignami che gli americani sbarcarono sulla luna proprio negli anni in cui erano impegnati nella corsa agli armamenti per contrastare l’espansionismo sovietico in campo geostrategico e militare. È noto d’altra parte che la ricerca in campo militare offre importanti ricadute nel settore aerospaziale. Ci parli insomma, l’illustre scienziato, di come potremo colonizzare Marte una volta che saremo sbarcati sulla sua superficie. E lasci perdere la polemica politica. Anche perché, se l’Occidente abbandona gli investimenti in campo militare, le nostre città saranno, un giorno purtroppo non lontano, preda delle milizie islamiche che hanno dichiarato guerra, non solo all’Occidente, ma all’intera civiltà storica dell’uomo, come dimostrano le raccapriccianti notizie che arrivano dal sito archeologico di Palmira. E allora ci potremo scordare sia Marte sia la colonizzazione dell’intero universo. Per poter arrivare su Marte, dovremo essere sicuri di aver cancellato dalla faccia della Terra le forze della destabilizzazione mondiale. E, per fermarle, non serviranno fiori e belle parole, ma cannoni e armamenti vari. Il timore è che, prima dello sbarco su Marte, la bandiera nera dell’Isis sventoli a Roma, a Londra, a Parigi e forse anche a Washington. E allora addio Pianeta rosso.