Campania, De Luca all’inferno: è lui l’impresentabile, lo dice la Cassazione

27 Mag 2015 10:23 - di Martino Della Costa

De Luca, discusso competitor in Campania del governatore uscente Stefano Caldoro del Pdl, è incamminato su una strada che sembra davvero senza uscita: infatti, se la Suprema Corte – come tutto fa presumere in base alle indicazioni espresse da ben due diversi rappresentanti della Procura della Cassazione – affiderà al tribunale ordinario l’ultima parola sull’applicazione della Severino, potrebbe avere di fronte a sé un percorso in salita per insediarsi nel nuovo incarico e potrebbe dover «scontare» diciotto mesi di “purgatorio severiniano”.

De Luca ineleggibile?

Dunque, potrebbe essere depositato entro venerdì mattina il verdetto della Cassazione sulla legge Severino. Il consigliere relatore Stefano Petitti è stato sollecitato a scrivere la sentenza e a depositarla prima del week end, anche se non è certo che questa indicazione possa essere rispettata data la complessità della materia. L’orientamento dei giudici, già emerso prima della camera di consiglio, sarebbe comunque ampiamente maggioritario per attribuire al giudice ordinario, e non al Tar, la competenza ad applicare la legge Severino ai politici condannati. Le Sezioni Unite civili della Cassazione, riunitesi martedì, dovevano appunto stabilire se sia del giudice ordinario o del Tar la competenza a decidere il “destino” dei politici condannati e incappati nell’esilio forzato dagli incarichi elettivi per effetto della legge Severino. Così, se la tempistica sarà rispettata, la decisione degli ermellini potrebbe incidere già sulla imminente tornata elettorale di domenica prossima, in particolare per la Campania – una delle regioni dove si vota insieme a Marche, Puglia, Toscana, Liguria, Veneto e Umbria – dove si tratta di affermare, una volta per tutte, se in caso di vittoria dello sfidante di Caldoro sarà effettivamente il candidato del Pd, De Luca, a governare la regione e a prenderne le redini dalle mani del governatore uscente del Pdl che nel marzo 2010 aveva avuto la meglio con più di dieci voti percentuali di scarto.

La mannaia della Cassazione

De Luca, infatti, se la Suprema Corte – come tutto fa presumere anche in base alle indicazioni espresse da ben due diversi rappresentanti della Procura della Cassazione – affiderà al tribunale ordinario l’ultima parola sull’applicazione della Severino, potrebbe avere la strada in salita per insediarsi nel nuovo incarico e potrebbe dover “scontare” i diciotto mesi di “purgatorio severiniano” previsti dalla norma. A sollevare il problema della competenza davanti alle Sezioni Unite civili, presiedute da Antonio Rovelli, il “numero due” della Cassazione dopo il Primo presidente Giorgio Santacroce, è stato un ricorso del Movimento per la difesa del cittadino difeso dall’avvocato Gianluigi Pellegrino che è stato «molto soddisfatto» per la lancia spezzata, a discapito di Tar e Consiglio di Stato, sia dal Pg Luigi Salvato che aveva depositato una requisitoria scritta un paio di mesi fa, sia dal Pg Umberto Apice presente all’udienza svoltasi nell’Aula Magna a porte chiuse. Un parere per il quale ha invece «masticato amaro» l’avvocato Lorenzo Lentini che ha difeso il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, anche lui condannato e «reintegrato» in servizio dal Tar.

La condanna di De Luca

Tutto nasce da una sentenza datata lo scorso 21 gennaio, quando il Tribunale di Salerno ha condannato De Luca – pena sospesa – a un anno di reclusione e a un anno di interdizione dai pubblici uffici per abuso di ufficio in relazione alla nomina di un project manager per il progetto di realizzazione del termovalorizzatore di Salerno. In forza della Severino, il 23 gennaio De Luca è stato sospeso per diciotto mesi dalle sue funzioni di sindaco di Salerno, nelle quali tre giorni dopo lo avrebbe poi «rimesso» il Tar della Campania. Ora, con l’intervento della Suprema Corte, si rimette nuovamente tutto in discussione.

 

 

 

 

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