Il cardinale Bagnasco: gli elettori saranno “severi” coi politici
Il monito del presidente della Cei, Angelo Bagnasco è chiaro: l’Italia non può arrangiarsi. Non solo. «La preoccupazione fondamentale resta l’occupazione», e servono visioni di ampio respiro che mirino a «rilanciare le eccellenze italiane; queste sono concupite da molti occhi stranieri, che a volte ne sono ormai già diventati i padroni». «Sanare vuol dire innovare», sullo sviluppo «i politici concentrino tutte le loro energie e il loro tempo» e gli elettori gliene chiederanno «conto severo». Sul lavoro «nessuno faccia affidamento sull’arte di arrangiarsi». Sono parole chiare quelle che il presidente della Cei ha pronunciato nella prolusione con cui si è rivolto alla 68esima assemblea generale della Cei, aperta giovedì dal Papa.
Bagnasco: per innescare sviluppo serve affidabilità produttiva
Sul lavoro il cardinale si è fatto voce del suo popolo, consapevole delle emergenze che questo deve affrontare, e dei suoi vizi e virtù: non arte di arrangiarsi, ha suggerito per innescare sviluppo, ma «bellezza, creatività e affidabilità produttiva». I segnali macroeconomici di ripresa ci sono, ha sottolineato, ma la disoccupazione resta «la piaga del nostro tempo» e spesso «noi pastori restiamo meravigliati di come in tale situazione molte famiglie riescano a tirare avanti». Sulla emergenza lavoro come piaga del popolo italiano, che scarta una intera generazione di giovani, Bagnasco ha realizzato una notevole convergenza con l’impostazione del Papa, così come questi l’ha espressa nella Evangelii gaudium e richiamata nel discorso con cui giovedì Bergoglio ha aperto la assemblea dei vescovi italiani.
Il presidente della Cei: sconfessare la corruzione pubblica
Bagnasco ha guardato il lavoro non attraverso gli indici della macroeconomia ma attraverso gli occhi delle famiglie italiane, con una operazione di «sensibilità ecclesiale» richiesta dal Pontefice e perfettamente riuscita. Senza considerare che la critica all’«arte di arrangiarsi» che come la «storia insegna porta facilmente su vie pericolose», sintonizza la prolusione di Bagnasco sulla richiesta di Bergoglio di «non essere timidi o irrilevanti nello sconfessare o sconfiggere» la corruzione pubblica e privata che impoverisce l’Italia e scarta i giovani e i più deboli.
La svolta dell’Ue tardiva sull’immigrazione
Tanti altri temi ha messo sul tappeto il cardinale, forse anche raccogliendo elementi dalle domande che , a porte chiuse, i vescovi hanno rivolto a Papa Francesco, e anche sulla critica alla Ue per la “svolta” sulla immigrazione, tardiva, «un segnale apprezzabile, ma avaro», il cardinale è sembrato dar voce alla rinnovata sensibilità ecclesiale richiesta dal Papa. Bagnasco ha affrontato anche altre problematiche – dalla riforma della scuola al gioco d’azzardo, alla famiglia e al divorzio breve. In particolare sul gioco d’azzardo il cardinale ha ricordato come il fatturato «negli ultimi due anni è stato di 90 miliardi, terzo fatturato dopo Eni ed Enel, e rappresenta il 10 per cento dei consumi delle famiglie», criticando il fatto che la normativa in arrivo non contenga nessuna limitazione all’apertura delle sale giochi. Da segnalare infine la convinzione espressa dal cardinale Bagnasco che il prossimo sinodo sulla famiglia sarà «una esperienza viva di Chiesa» e l’osservazione che il tema del convegno ecclesiale di novembre prossimo a Firenze – In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, – lungi dall’essere “accademico” vuole «prendere atto con realismo e fiducia» della «progressiva mutazione della identità umana», chiamando “le cose per nome”, «per rinnovare le vie di dialogo con le diverse culture».