Orgoglio nazionale e rabbia per i marò al “24 maggio” della Fondazione An
Il Piave ha mormorato ancora, come cento anni fa. Ma stavolta sul fronte, a difendere l’orgoglio nazionale, non c’erano truppe e soldati ma tanta gente normale, italiani col tricolore in mano e nel cuore il sentimento più semplice e più nobile, il patriottismo, quel moto identitario da sublimare anche e soprattutto nel ricordo di chi ha combattuto ed è morto in nome dell’Italia. Quel patriottismo che a destra è un valore e un sentimento intangibile mentre a sinistra diventa sempre più un motivo di imbarazzo e quasi di scherno. Ecco perché a cento anni dall’ingresso dell’Italia nella Grande guerra, quel 24 maggio del 1915 è stato celebrato a Breda sul Piave dalla Fondazione Alleanza Nazionale nel segno di una lettura identitaria, da destra, di quei giorni di coraggio e senso di appartenenza alla comunità, nelle stesse ore in cui, a Roma il presidente Mattarella celebrava la ricorrenza in manifestazioni istituzionali a nome di tutto il Paese, anche di chi non lo merita o non lo riconosce.
Il senso della manifestazione della Fondazione An
Con la Fondazione An, per la manifestazione “24 maggio. Giuramento sul Piave. Non passa lo straniero”, in collaborazione con il Comitato “24 maggio, giuramento sul Piave”, c’erano anche i Fratelli d’Italia e la sua leader Giorgia Meloni, che hanno fatto di quell’evento nel luogo simbolo della reazione italiana allo straniero, l’epicentro di una serie di iniziative che si sono svolte in tutta Italia. La Fondazione An, invece, ha inaugurato a Breda sul Piave, con il presidente Franco Mugnai, un calendario di iniziative per ricordare il sacrificio di migliaia di italiani per la Patria. «Iniziative che vogliono essere anche un momento unificante per tutta quella comunità che in passato si è riconosciuta in Alleanza Nazionale», ha spiegato Mugnai, in una giornata caratterizzata da celebrazioni dei caduti, letture di brani di soldati sacrificatisi sul Piave e riflessioni storiche coordinate dal direttore scientifico della Fondazione An, Marcello Veneziani, che ha fortemente voluto questo appuntamento convinto che “per ripartire dall’idea dell’identità nazionale sia necessario non solo per ricordare la nostra entrata in guerra, ma soprattutto per verificare e riflettere sul cosa resta, cosa ancora vive di quella esperienza determinante per la nostra storia”. Tra i presenti ai dibatttiti e agli eventi, in tutta l’area del Piave, intellettuali, reporter di guerra, medaglie doro e politici, come Stefano Zecchi,Ignazio La Russa, Marco Valle, Fabio Andriola, Enzo Vanzan, Gian Micalessin, Alfredo Mantica, Marco Zacchera, Francesco Storace, Roberto Menia e la già citata Giorgia Meloni.
Meloni e La Russa: “Basta con un’Italia serva dello straniero”
“Siamo qui oggi – ha spiegato Giorgia Meloni – per ricordare le centinaia di migliaia di uomini che hanno sacrificato la vita per difendere i noatri confini e la nostra libertà. E non lo hanno fatto di certo per vedere a 100 anni di distanza, una Italia serva delle burocrazie europee, incapace di difendere i suoi uomini in divisa, le sue eccellenze agroalimentari, che svende agli stranieri i suoi gioielli Indistriali, che assiste inerme a una lenta invasione di immigrati clandestini, che nasconde le sue tradizioni e la sua fede per non offendere chi crede in un altro Dio. Noi lavoriamo per una Italia libera orgogliosa e consapevole del suo valore, e la costruiremo se i cittadini ci daranno la forza di continuare il lavoro cominciato dai nostri nonni, a partire dalle elezioni regionali del 31 maggio”.
Sulla stessa linea anche Ignazio La Russa: “Oggi dobbiamo essere armati solo di tricolore, il Piave deve diventare una linea ideale per una ritrovata identità nazionale e di Patria”, ha detto il fondatore di Fratelli d’Italia’. “Questa giornata la dedichiamo non solo a chi perse la vita sulle sponde del fiume nell’ultima battaglia del Risorgimento – ha detto La Russa – ma anche ai Marò che stiamo lasciando marcire nelle fauci del sistema giudiziario indiano. La giornata di oggi ricorda il sacrificio di intere generazioni di italiani, Italia che oggi viene minata invece da una politica estera sbagliata, da una immigrazione incontrollata”.