Gb, in un’ora si sono dimessi in tre. Qualcuno in Italia prenda esempio
Complimenti. Tre dimissioni in un’ora. Ed Miliband alle 13,16 ha annunciato le sue dimissioni da leader del Labour durante la conferenza stampa in cui ha preso atto della sconfitta del suo partito nelle elezioni politiche britanniche. Un’ora prima Nigel Farage – ore 12, 26 ha annunciato le sue di dimissioni da leader dell’Ukip, prendendo anche lui atto della sconfitta nel seggio di South Thanet per la Camera dei Comuni. Più o meno all’unisono, Nick Clegg ha annunciato il suo addio da leader dei libdem dopo la débacle del suo partito.
Gb, Milibrand: “Ci vuole qualcuno più forte di me”
Una lezione che qualcuno dovrebbe prendere come esempio anche qui in Italia dove la presa d’atto di una sconfitta non è mai dichiarata, prevalendo di gran lunga lo sport dell’arrampicarsi sugli specchi, e dove la parola dimissioni è una bestemmia. Significative, infatti, le parole che hanno accompagnato le dimissioni dei tre politici britannici: «La Gran Bretagna ha bisogno di un partito laburista forte ed è tempo che qualcun altro assuma la sua leadership», ha detto Miliband passando il testimone temporaneamente alla sua vice, Harriet Harman, sino a quando non ci sarà la nuova sfida per la leadership. Si è detto molto dispiaciuto per la sconfitta e affermato di aver fatto tutto il possibile. «Il Labour è stato una grande forza per il progresso a cui ho aderito all’età di 15 anni». Dunque, dimissioni sofferte.
Farage: «Ho mantenuto la promessa»
Per Clegg – viva la sincerità – è stato «semplicemente straziante» vedere molti colleghi e amici perdere i loro seggi alla Camera dei Comuni. Ha affermato che la responsabilità per la sconfitta ricade su di lui e che i libdem pagano il prezzo di essere stati al governo. «La paura e l’ingiustizia hanno vinto. Il liberalismo ha perso. Ma ora più che mai dobbiamo continuare a lottare», ha aggiunto, sottolineando che è «un’ora buia» per il partito ma che i valori liberali devono essere difesi. Passando alla decisione di Farage, egli ha aggiunto che si prenderà l’estate per riposarsi e riflettere se ricandidarsi come leader del partito euroscettico a settembre. Ha sottolineato di aver mantenuto la promessa di dimettersi fatta nei mesi scorsi nel caso in cui non fosse entrato nella Camera dei Comuni. «Sono un uomo di parola». Bisogna dare atto ai tre leader di aver dat prova di dignità, coraggio e mantenimento dei patti. Un miraggio in Italia, fin’ora.