I raid contro l’Isis hanno fallito: ma Obama non cambia (per ora) strategia
Gli Usa sono profondamente preoccupati dopo la caduta di Palmira, ma allo stato attuale la strategia di Washington contro l’Isis non cambia. Un concetto ribadito dal presidente Barack Obama, dopo la roboante conquista di Ramadi da parte dello Stato islamico, qualche giorno fa: “No, non credo che con l’Isis stiamo perdendo” e “il problema” dell’invio di truppe americane sul campo non si pone.
Obama costretto a sostenere gli sforzi di Assad
E Obama si ritrova così di fatto nella spiacevole condizione di sostenere gli sforzi di Assad per arginare l’Isis, così come di dover dare luce verde all’intervento delle milizie sciite finanziate e equipaggiate dall’Iran nella battaglia per riconquistare Ramadi, un tempo roccaforte sunnita. Rintuzzando le critiche di chi afferma che i raid aerei non bastano, il Pentagono fa notare che sono stati invece fondamentale per consentire ai curdi a respingere l’assalto dell’Isis a Kobane, e anche per aiutare le milizie sciite a riconquistare Tikrit.
Contro l’Isis la scelta dei raid ha fatto flop
Ma la campagna aerea – ricorda su Avvenire Francesco Palmas – ha un triplice punto debole: regole d’ingaggio troppo restrittive, jihadisti abili nel replicare alla guerra dall’alto, scarse capacità terrestri nello sfruttare i vantaggi tattici immediati dei raid aerei. Risultato: gli americani hanno rallentato l’avanzata dell’Isis ma senza effetti duraturi, anche perché hanno speso quotidianamante “solo” 8,6 milioni di dollari, cifra ridicola, secondo Palmas, rispetto alle campagne del passato.