Il logo «Rome & You» non piace più a nessuno. Marino peggio di Nando Mericoni
Finisce in vacca anche l’ultima pacchianata targata Ignazio Marino. Il suo nuovo logo «Rome & You» è infatti finito sotto il fuoco incrociato di una mozione bipartisan che ne chiede il ritiro per tornare a quello tradizionale, noto in tutto il mondo, dei due Gemelli allattati dalla Lupa. Era prevedibile: Marino appartiene a quella genìa di sindaci, quasi sempre di sinistra, che tentano di nascondere sotto presunti effetti speciali il loro vuoto progettuale e amministrativo. In realtà, somigliano al dittatore similcastrista dello Stato libero di Bananas che nel film diretto da Woody Allen, da vero “rivoluzionario” impone ad un popolo caraibico lo svedese come lingua ufficiale.
Torna il “vecchio” SPQR. La battaglia di FdI-An
Non si deve necessariamente essere candidati al premio Nobel per capire che una capitale mondiale come Roma non ha bisogni di brand sedicenti moderni. Giusto uno come l’attuale sindaco, non a caso soprannominato “marziano”, poteva convincersi del contrario. Se si eccettuano i consiglieri capitolini di Fratelli d’Italia-An, nessun altro contrastò adeguatamente la bislacca trovata del primo cittadino, costata per altro 20mila euro al contribuente romano.
Marino affetto da provincialismo deteriore
Ma tant’è: al “dittatorello” non piace l’acronimo SPQR. Forse lo trova troppo…romano per i suoi gusti. Meglio annacquare il tutto nel più globale inglese. Peccato che città come New York o la stessa Londra rechino nei rispettivi loghi motti rigorosamente scritti in lingua latina. La stessa che campeggia («E pluribus unum») sotto il simbolo della più importante potenza del pianeta, Gli Stati Uniti. Sono questi gli effetti di un malsano provincialismo, che si fa persino deteriore quando adotta acriticamente mode, usi e tendenze altrui al solo scopo di apparire – come si dice oggi trendy. Di solito, chi ne è affetto non conosce né tantomeno apprezza il valore e la profondità della tradizione e pensa che tutto sia fungibile, intercambiabile e quindi sostituibile. Un tempo riuscivano pure simpatici, come il balordo Nando Mericoni immortalato da Alberto Sordi in Un americano a Roma. Ma “Nando” aveva in testa di fare l’attore. Non il sindaco.