Libia, il governo di Tripoli impone la sharia. Sarà l’unica fonte di diritto

27 Mag 2015 17:49 - di Eleonora Guerra
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Accelerazione islamista da parte del governo di Tripoli: la sharia sarà l’unica fonte di diritto. La notizia arriva all’indomani dello sventato attentato al premier dell’altro governo libico, quello di Tobruk, e nel pieno delle trattative internazionali per arrivare alla formazione di un governo di unità nazionale.

La Libia, da Stato «democratico» a Stato «musulmano»

La sharia come unica fonte di diritto è stata introdotta dal Congresso nazionale generale (Gnc), il parlamento di Tripoli, con l’approvazione di un emendamento che modifica la Costituzione libica del 2011. Costituzione che peraltro un’assemblea costituente creata da Tobruk sta riscrivendo ex novoCome riferito dal sito Libya Akhbar, l’emendamento all’articolo 1 della Dichiarazione costituzionale, varata nell’agosto di quattro anni fa dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi, è stato approvato domenica e sostituisce la definizione di Stato «democratico» con quella di «musulmano». Ma soprattutto stabilisce che la sharia non è solo «principale fonte» di legislazione, come sancito nella versione del 2011, ma ormai «fonte di tutta la legislazione». Sempre con riferimento alla sharia, viene anche aggiunto che «ogni legislazione, azione o atto emesso contrariamente alle sue disposizioni sono nulle». La modifica costituzionale punta a innescare modifiche pratiche, in favore della finanza islamica nel sistema bancario e assicurativo, ma anche della poligamia.

I negoziati per il governo di unità nazionale

Anche se ormai superata, dato che si attende una quarta versione, la terza bozza di accordo nel negoziato fra Tripoli e Tobruk con mediazione Onu, all’articolo 33, prevede il sostegno finanziario e logistico all’Assemblea per la stesura della costituzione, già al lavoro da tempo. L’intesa su un governo di unità nazionale era attesa per la metà del mese prossimo e tra le due fazioni in campo quella di Tobruk è sempre stata la più conciliante nei confronti dell’opera di mediazione dell’inviato dell’Onu, Bernardino Leon. La questione ha una rilevanza di primo piano nello scenario globale ed europeo e italiano in particolare: la comunità internazionale, infatti, fa conto sulla possibilità di arrivare a un governo di unità nazionale anche per avere un interlocutore chiaro e, per quanto possibile solido, per affrontare sia l’emergenza Isis sia l’emergenza barconi.

 

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