Matrimonio gay, il vento irlandese si abbatte sulla Chiesa di Roma

25 Mag 2015 13:48 - di Lando Chiarini

Stupisce, e non poco, lo stupore con cui i media di mezzo mondo hanno accolto la valanga di “sì” grazie ai quali anche l’Irlanda ha potuto staccare il biglietto per fare il suo ingresso trionfale nel club delle nazioni europee, sedicenti avanzate e progredite, che hanno introdotto nella propria legislazione il riconoscimento del matrimonio tra omosessuali. Certo, l’Irlanda è terra cattolicissima. Anzi, per secoli ha sventolato lo speciale rapporto con la Chiesa di Roma come un vessillo di autonomia dall’antipapista Inghilterra. Ma cattolicissime sono anche Spagna e Portogallo e – perché no? – persino la Francia, nonostante l’Illuminismo con il suo coté robesperriano di Dea Ragione ed Essere Supremo. Cattolici, certo, ma non per questo sordi o indifferenti all’ampliamento della sfera dei cosiddetti diritti individuali.

Matrimonio gay anche in Italia? Ormai non c’è più religione né ideologia

In realtà, è tutto perfettamente in linea con lo spirito dei tempi e presto – nonostante i ruggiti castrati di Angelino Alfano – ce ne accorgeremo anche in Italia, dove  la temperatura è già alta e dove da tempo è già bella e pronta la bolla di scomunica laicista che ci additerà alla riprovazione internazionale certificando la nostra condizione di nazione arretrata, bigotta, financo “canaglia”. È una partita il cui esito è scontato. Anzi, non c’è partita. E neppure partito, visto l’ampio fronte politico a sostegno di un’Italia più in linea con l’esprit du temps. I vari Scalfarotto e Cirinnà ma anche i “pascalizzati” forzisti vinceranno facile. Paghiamo, del resto, l’eclissi delle due chiese, quella cattolica e quella comunista. La prima si è fatta ormai “sociale” e per non perdere i contatti con l’uomo ha finito per apparire indifferente ai principi di Dio. In tal senso, «il chi sono io per giudicare» dell’attuale Pontefice è una sorta di summa teologica. La seconda, invece, per resistere al vento nuovo ed alle dure repliche della storia ha dismesso il patrocinio del “quarto stato” per assumere quella del “terzo sesso”.

L’Europa vive una sorta di vacanza dalla storia

È il combinato disposto tra questi due cambiamenti epocali che ha liberato la società da qualsiasi remora, religiosa e ideologica. E quando è così, è fatale spacciare il desiderio per diritto. A scapito, ovviamente, dei più deboli come apparirà molto più chiaro quando l’escalation proseguirà esigendo che dopo le nozze venga riconosciuto anche il diritto ad adottare bambini, senza che nessuno – ne possiamo essere già certi – si alzerà per tutelare il diritto di quei bambini a vivere in una famiglia fondata sulle regole di Madre natura. Ma l’ampliamento smisurato dei diritti individuali in Europa è anche la prova della distanza siderale che ormai separa il nostro piccolo continente dai problemi veri e dalle tensioni del mondo. Continuiamo nella nostra vacanza dalla storia. Piccoli sussulti li riceviamo solo da qualche colpo di mortaio ad Est, da qualche carretta del mare che s’inabissa con il suo carico di umana disperazione o dalle bandiere nere al vento dei nuovi sanguinari annunciatori del Profeta. Niente, tutto sommato, rispetto all’emozione che ci può regalare un invito ad un matrimonio gay.

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