Omicidio di un anziano: in appello un romeno condannato a 16 anni
Si chiarisce la vicenda di Alex Camara, il venticinquenne sotto processo perché accusato di avere responsabilità nella morte di Piero Murgia, l’anziano che nel luglio 2012 fu trovato col cranio fracassato nella sua villetta di Castelnuovo di Porto, vicino a Roma. L’appello ha confermato: il romeno condannato a 16 anni di reclusione.
Il romeno condannato a 16 anni di reclusione
La I Corte d’assise d’appello della Capitale ha inflitto al giovane 16 anni di reclusione, confermando la condanna emessa nel giugno dello scorso anno dal gup di Tivoli Mario Parisi, a conclusione del processo col rito abbreviato. Omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e per futili motivi, l’accusa per la quale Camara è stato processato. Secondo l’imputazione, il romeno, in concorso con Gheorghe Sorin, un connazionale morto dopo un grave incidente stradale successivo al delitto, nella notte tra il 4 e il 5 luglio 2012 cagionò la morte dell’agricoltore Piero Murgia, colpito ripetutamente e con violenza al capo e al volto con alcune sedie e una colonnina di legno. In seguito alla segnalazione di due romeni, furono i carabinieri a recarsi presso l’abitazione di Murgia, trovandolo già morto. Il corpo era sul pavimento del soggiorno, in una chiazza di sangue, con i pantaloni e gli slip abbassati sulle cosce, le caviglie bloccate col nastro adesivo.
Il rebus del movente del delitto
Controversa, fin da subito, fu l’individuazione del movente del delitto. Inizialmente l’ipotesi investigativa suggerì una rapina degenerata nell’omicidio; successivamente, però, emerse come possibile l’ipotesi incentrata sulla figura della sorella del Sorin, la quale pare avesse intrattenuto rapporti sessuali consenzienti con Murgia, prestandosi anche a farsi ritrarre in pose oscene, una delle quali trovata sul telefonino della vittima. All’esito del processo di primo grado, Alex Camara (che fu arrestato in Puglia) fu dichiarato colpevole, ed escluse le circostanze aggravanti contestate e ridotta la pena per la scelta del rito abbreviato, condannato a 16 anni di reclusione. Sentenza, oggi confermata in appello.