Palmira, massacro di civili: oltre 400 i morti, soprattutto donne e bambini

25 Mag 2015 9:44 - di Bianca Conte

È Palmira il nuovo teatro del massacro jihadista: sono oltre 400 i civili uccisi – la maggior parte dei quali donne e bambini – vittime dei jihadisti dello Stato Islamico che hanno strappato nei giorni scorsi la città alle forze siriane. E al dramma dell’eccidio, si unisce anche l’orrore dello scempio: l’agenzia di stampa locale Sana ha dato notizie proprio in queste ore che «i terroristi hanno mutilato i corpi delle vittime, con il pretesto che collaborassero con il governo e non seguissero gli ordini».

Palmira, è strage di civili: 400 i morti

A dare notizia del massacro è stata la tv statale siriana – un’informazione che al momento non può essere confermata da fonti indipendenti – un aggiornamento che va a rafforzare le informazioni fin qui trapelate dalle organizzazioni per i diritti umani che avevano parlato di centinaia di cadaveri di soldati del regime per le strade della città. Non solo: le esecuzioni sommarie di civili sono state confermate anche dal governatore della provincia di Homs, Talal Barazi, che ha parlato di «eccidi di massa commessi a Palmira». Barazi ha poi annunciato che Damasco è pronta a dispiegare proprie truppe nell’area per preparare un contrattacco. Ma non è chiaro quando.

Isis, tra orrore e propaganda

Intanto, in un nuovo video shock – pubblicato dal gruppo di attivisti Syria Is Being Slaughtered Silently, e ripreso dai media internazionali che ne hanno censurato le immagini cruente – i tagliagole del Califfo hanno mostrato un prigioniero legato ad un palo ed ucciso con un lanciagranate. Il filmato mostra il prigioniero colpito dalla granata e, subito dopo, i terroristi che “celebrano” la sua morte urlando «Allah è grande» e facendo scempio del cadavere, prendendo a calci il corpo inerme. Resta un giallo, invece, lo schianto dell’elicottero militare siriano avvenuto vicino una base aerea a nord di Kweiras. Fonti militari parlano di un incidente dovuto ad un problema tecnico in fase di decollo, mentre l’Osservatorio siriano per i Diritti Umani pensa che sia stato abbattuto dall’Isis.

Dalla Siria allIraq, prove di contrattacco

Secondo la Bbc online anche Baghdad starebbe pensando ad una controffensiva dopo la caduta di Ramadi, che dista solo 110 km dalla capitale irachena. Circa tremila miliziani filo-governativi si sono detti pronti a combattere i jihadisti dopo la caduta della città. Ma dai microfoni della Cnn il segretario americano alla Difesa, Ash Carter, ha sostenuto che la presa di Ramadi dimostra che nelle forze irachene «manca la volontà di combattere». Carter ha poi sottolineato che gli Usa possono «partecipare alla sconfitta dello Stato Islamico ma non possono fare dell’Iraq un posto decente in cui vivere… non possiamo sostenere la vittoria, soltanto gli iracheni possono farlo». E a margine delle celebrazioni della Grande Guerra, a sua volta la ministra della Difesa Roberta Pinotti ha affermato che «l’Italia non si è tirata indietro sin dall’inizio e, se ci sarà bisogno di dare ancora una mano, ancora più forte, siamo pronti a deciderlo assieme al Parlamento». In campo, infine, anche l’Arabia saudita: da Riad il re saudita Salman ha definito «un atroce atto terrorista» contro l’Islam ed i valori umani l’attacco kamikaze ad una moschea sciita – in suolo saudita – che ha causato una ventina di morti, e ha promesso di punire i responsabili della strage. Poche ore prima il ministro dell’Interno di Riad aveva confermato che l’attentato era stato operato dall’Isis, due giorni dopo la rivendicazione dello Stato islamico. Infine, come se il quadro non fosse già sufficientemente tragico, oltre alle mire espansioniste del califfo ad allarmare le diplomazie occidentali contribuisce – e non poco – anche il fenomeno dei foreign fighter. Secondo alcune fonti citate dal Guardian, sarebbero aumentati gli aspiranti jihadisti britannici che nella loro intenzione di dirigersi in Siria avrebbero scelto la rotta che passa per l’Italia. Secondo le stesse fonti tale scelta sarebbe motivata dal fatto che in questo modo si possono evadere più facilmente i controlli di sicurezza agli aeroporti britannici. Dopo avere attraversato il Canale della Manica con un battello, i futuri “soldati” del Califfo approderebbero in Italia per poi attraversare il Mediterraneo e arrivare in nord Africa con destinazione finale il Medio oriente.

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