Una pasticceria si rifiuta di decorare la “torta gay”. Condannata
L’assurdo del politicamente correttoe la propaganda pro-gay continuano a mietere vittime e a discriminare chi la pensa diversamente. Accade in irlanda a causa di una torta. È stata condannata per «discriminazione sessuale» una pasticceria dell’Irlanda del Nord che si era rifiutata di realizzare un dolce decorato con uno slogan a sostegno dei matrimoni gay. La questione si è quindi roviesciata immediatamente in una discriminazione opposta: a professarsi favorevole alla famiglia uomo-donna ed agire in coerenza con questa convinzione si rischia la galera o, come minimo, a pagare i danni.
No alla “torta gay” per motivi religiosi
È accaduto ai proprietari della società dolciaria che avevano spiegato che il rifiuto era dovuto alle loro (leggittime) convinzioni religiose, cristiane, che si discostano dalla campagna a favore delle nozze tra persone dello stesso sesso. Ma il giudice Isobel Brownlie ha dato ragione all’attivista per i diritti gay, Gareth Lee, che aveva avviato la causa. La sua richiesta prevedeva che sulla torta fosse riprodotto il logo di un’associazione per la difesa dei diritti omosessuali di base a Belfast, insieme con alcuni personaggi del popolare show di pupazzi “Sesame Street”. È previsto che la pasticceria ora paghi danni legali per 500 sterline. La questione dei matrimoni gay è molto sentita in Irlanda del Nord e anche nella vicina Irlanda, dove venerdì si voterà in uno storico referendum per introdurre le nozze fra omosessuali.
Discriminazione al contrario
Non è la prima volta che accade, sempre per un dolce, sempre in Irlanda. Una società, che gestisce sei negozi in Irlanda del Nord e impiega 62 persone, un anno fa si rese protagonista dello stesso tipo di rifiuto, spiegando che il rifiuto era dovuto alle sue convinzioni religiose che si discostano dalla campagna a favore delle nozze tra persone dello stesso sesso (in Irlanda del Nord non sono ancora riconosciute per legge a differenza di Inghilterra e Galles) che sarebbe stata pubblicizzata sul dolce decorato. I responsabili della pasticceria hanno sottolineato in un comunicato di avere preso in considerazione l’ordine, ma dopo una attenta valutazione di averlo respinto perché non coincidente con con i loro valori. Doveva e poteva finire qui, con i richiedenti che hanno anche ricevuto il rimborso dell’acconto lasciato. Invece la tentazione del clamore mediatico li ha spinti a fare rumore e si sono rivolti alla locale commissione per le parti opportunità chiedendo un riconoscimento del danno provocato. La commissione ha il potere di chiudere le aziende che esercitano forme di discriminazione etnica, razziale o sessuale. I tribunali dell’Irlanda del Nord si sono finora dimostrati abbastanza protettivi rispetto ai diritti di libertà religiosa in casi di questo genere. La vicenda tuttavia sembra destinata ad avanzare fino all’imprevedibile Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Costringere i pasticceri a sfornare «torte gay» è evidentemente grottesco. Ma mostra a quali livelli di ingiustizia si possa arrivare laddove la discriminazione è interpretata unilateralmente. Avere valori diversi dalla massa del conformismo e dichiararli pubblicamente non è un diritto per tutti, evidentemente.