Perquisizioni nei campi rom di Roma: solo ora, dopo la tragedia…
Perquisizioni della polizia nella notte in campi rom della Capitale e in alcune abitazioni per rintracciare i due fuggitivi che si trovavano nell’auto che mercoledì sera ha travolto 9 persone alla periferia di Roma, uccidendo una donna. La polizia ha effettuato controlli nei campi rom della Monachina e di Casal Lumbroso e ha ascoltato diverse persone. Al vaglio degli investigatori anche le immagini dei circuiti di videosorveglianza che si trovano in zona Battistini dove è avvenuto l’investimento. Secondo quanto si è appreso, ci sarebbe una telecamera nel punto dell’incidente che avrebbe però ripreso solo la parte posteriore dell’auto e non i due in fuga. Non ci sarebbero riscontri al momento tra gli elementi raccolti da chi indaga e il racconto fornito dal padre del 17enne ricercato che ha detto di essere stato lui alla guida della macchina. Sulla vicenda indaga la Squadra Mobile di Roma.
Insomma, questa volta le autorità sembrano decise a fare sul serio. Ma forte rimane il senso di amarezza per un giro di vite che arriva tardivamente. E forte è la sensazione che questa decisa accelerazione all’indagine avvenga sulla spinta dell’imponente moto di indignazione seguito al grave “fattaccio” di via Battistini. Non ci voleva la morte di una donna innocente e una intera zona di Roma sprofondata nella rabbia e nel terrore per sapere che i campi rom sono il brodo di coltura per illegalità di ogni genere. Speriamo solo che, d’ora in poi, i controlli e le perquisizioni nei campi rom non siano più l’eccezione ma la regola. Il razzismo non c’entra: ogni società ha diritto di difendersi dall’illegalità e di proteggere soprattutto i cittadini più deboli, in particolare gli anziani, che sono le prime vittime della violeza attuata dalle bande rom che scorazzano per le nostre città. Ma, con il sindaco che Roma si ritrova e con il pervasivo canone del politically correct che inperversa tra le cassi dirigenti e nei grandi media, c’è poco da stare allegri.