“Questa è la sinistra italiana”: la storia che non vi hanno mai raccontato
In Italia si pubblica molto, la saggistica storica gode di buona salute. Si scrive molto sul Fascismo, sulla Restistenza, sulla Guerra civile, ma la cultura diffusa vive ancora di stereotipi falsi, di mezze verità, di omissioni e di menzogne per quel che riguarda la storia del comunismo e del post-comunismo. Tra tanti saggi non ce n’è uno che metta insieme uno in fila all’altro le falsità, gli errori, i compromessi, le verità scomode della sinistra, di cui non ha mai pagato il conto, passando indenne e senza “mea culpa” attraverso i decenni, fino ad oggi. Per scardinare queste “vulgate” giunge a proposito in libreria Questa è la sinistra italiana di Silvia Cirocchi, giornalista, scrittrice e attenta analista della politica italiana (Edizioni Eclettica). La prefazione del volume è di Giorgia Meloni. Il titolo racchiude le iniziali della sigla Qelsi, il profilo Fb di cui la Cirocchi è direttore che ben conosciamo per la sua opera costante di controinformazione. Sito, per fortuna, seguitissimo.
Silvia Cirocchi, “Questa è la sinistra italiana” colma innumerevoli lacune. La storia inquietante della sinistra italiana si riverbera fino ad oggi: vuole dire che il Pd è sostanzialemente inadeguato a governare l’Italia?
È proprio questo il motivo che ha spinto me, insieme ai colleghi Riccardo Ghezzi ed Eugenio Cipolla, a ripercorrere la storia dal dopoguerra ad oggi, raccontando chi furono veramente tutti i leader nazionali che hanno avuto in mano il partito comunista, da Togliatti a Berlinguer, fino a De Benedetti, passando per figure come come quella di Pertini. L’intento era di demolire quella “superiorità morale” di cui si sono sempre ammantati, tacendo su tante nefandezze e giustificando sempre i “compagni che sbagliano”, ieri come oggi. Nelle librerie non c’è nulla che attesti attraverso il tempo questo atteggiamento che ha finito per far credere alla sinistra di essere antropologicamente al di sopra delle regole – storicamente e politicamente – e di potersi sempre “alzare da tavola” senza pagare il conto. Un conto che invece alla destra è sempre stato fatto pagare. E salatissimo.
“Questa è la sinistra italiana” è una fonte preziosa di articoli, documenti, inchieste fatte su Qelsi e non solo, scritti in modo diretto, senza fronzoli, per liceali e accademici insieme. C’è di tutto…
Documentiamo tutto, dallo scandalo di Forteto in Toscana agli eccidi partigiani, dalle toghe rosse a Tangentopoli, che guarda caso si chiuse giusto in tempo, prima che il Pci ne fosse toccato. C’è nel libro l’intervista all’imprenditrice Elisabetta Magni, che dette il via con la sua denuncia sul caso del Pio Albergo Trivulzio a Mani Pulite: ebbene lei ricostruisce tempi e modi che portarono il Pci a uscire un attimo prima dalla catastrofe che invece coinvolse gli altri partiti.
Togliatti, Pertini, i “voltagabbana”: nel libro ci sono ritratti impietosi di tante figure “santificate” dall’opinone corrente. Basta pensare all’agiografia di cui gode il secondo. Invece?
Di Togliatti citiamo scritti e discorsi inquietanti e traboccanti di spirito anti-italiano: «È motivo di orgoglio per me aver abbandonato la cittadinanza italiana per quella sovietica», disse al Congresso del Pcus nel 1930. Poi parliamo dei “voltagabbana” che hanno hanno oscurato il loro passato fascista, da Bobbio a Biagi, Fanfani, Dario Fo, Ingrao, Moravia, Scalfari, Spadolini. Ma è su Sandro Pertini che “attacchiamo” di più.
Ma come? Tutti parlano di Sandro Pertini come un “santo”, ormai?
Proprio per questo, perché è “santificato” mediaticamente, che insistiamo a dimostrare che santo non fu, sia storicamente che politicamente: responsabilità storiche a parte – giustificò le stragi partigiane – bisogna pur uscire fuori dal coro quando si parla di lui come quintessenza della sobrietà “anti-casta”: quando scelse di non vivere al Quirinale, fu perché sua moglie non volle. E non pagava certo di tasca propria l’affitto della casa a Fontana di Trevi, dove visse, ma lo Stato. Insomma, con il nostro libro non vogliamo arrivare chissà dove, ma almeno che si parli di tutto e che le cose vengano raccontate con tutto il carico di responsabilità politiche Per esempio, Pertini è uno che si è inchinato a baciare la bara di Tito, il massacratore degli italiani. Le pare che si può parlare bonariamente di un presidente della Repubblica italiana, che “dimenticò” che il dittatore jugoslavo aveva sulla coscienza tanti e tanti italiani?
Molto spazio dedicate allo scandalo di Forteto in Toscana, quella che doveva essere una sorta di “grande famiglia”, di spazio rieducativo per i giovani, che si trasformò in tutt’altra vicenda, tra omosessualità e pedofilia. Anche qui si cercò di nascondere finché fu possibile, poi?
Il processo dura tutt’ora. Noi documentiamo tutte le testimonianze dei tanti ragazzi che raccontano di molestie, abusi sessuali e plagi continuati. Era una “comune” finanziata dalla Regione Toscana – dal ’97 al 2010 con oltre 1,2 milioni – alle porte di Firenze. Il tutto fu negli ultimi trent’anni coperto da quel sistema di potere per il quale non esistevano delinquenti, ma solo compagni che sbagliano. Il fondatore di questa “fattoria”, Roberto Fiesoli, è stato condannato, poi scagionato incredibilmente, fino a che nel 2011 è stato nuovamente accusato di atti di pedofilia…
E il Pd di oggi?
Un partito democratico, comunque erede di un lungo cammino mai rinnegato, che si fregia ancora della lotta partigiana come stigmate storico-politica, ora si affida a due “democristiani”, come sono Matteo Renzi e il presidente Mattarella. È il segnale – lo speriamo- della fine della lunga notte del post-comunismo. Segno che siamo alla fine di quella storia.