Regionali, dalla Puglia Berlusconi lancia il «grande partito dei moderati»
«Dobbiamo dare vita a un grande partito dei moderati. Io credo che questo è quello che dobbiamo spiegare ai nostri concittadini». Lo ha detto Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente a un incontro elettorale in Puglia. Laddove il centrodestra vive la sua divisione più lacerante, il leader di Forza Italia ha chiesto «saggezza» all’elettorato. Una saggezza, ha sottolineato, «che non c’è mai stata fino adesso».
Berlusconi cita il modello americano
Per il leader azzurro in gioco c’è qualcosa di più di un voto regionale, c’è il fatto che «non si può pensare a un Paese veramente democratico e libero se i moderati non riusciranno a trovare tra loro un accordo per far diventare quella che è la loro certa maggioranza in un’unica espressione politica capace di contrastare la sinistra». Per questo «votare per questo o quel partitino è veramente una cosa di una stupidità inarrivabile, di una sprovvedutezza inarrivabile» e «a una sinistra che ha saputo raccogliersi dentro il Partito democratico» va contrapposta «una destra moderata, coesa». Berlusconi ha citato il modello americano, «l’esempio di quella che è la più grande democrazia, gli Stati Uniti d’America che mette insieme democratici e repubblicani». «I democratici – ha detto – noi ce li abbiamo già, ora dobbiamo creare un grande partito dei moderati».
Non votare: «Un reato contro la Patria»
Ricompattare l’elettorato di centrodestra, dunque, e convincerlo ad andare a votare. Berlusconi sa che le due cose vanno di pari passo, che i primi avversari da sconfiggere sono la delusione e il disorientamento. Che questo è il primo terreno su cui consumare una campagna elettorale in cui ha annunciato di voler essere presente anche fisicamente. «Ho preso impegno con il segretario regionale Luigi Vitali di sentirlo al telefono per decidere insieme i giorni in cui io potrò essere da voi», ha annunciato Berlusconi, sottolineando che «dobbiamo dire a chi non vota, che non ha intenzione di andare a votare, che quello che fa è un reato contro la Patria, contro se stesso, contro il proprio interesse, contro la propria famiglia, contro i propri figli». «Noi italiani – ha proseguito – non abbiamo mai, dal ’48 ad oggi, imparato a votare perché frazioniamo il nostro voto, facciamo venire tra coloro che votano il centrodestra una serie di partitini che poi litigano tra di loro e fanno normalmente solo gli interessi personali propri e del proprio leader. Poi c’è il 40-50 per cento di italiani – ha ricordato – che non sono certo di sinistra ma sono così disgustati dalla politica e da questi politici da aver deciso di non andare a votare».
«Quattro colpi di Stato in 20 anni»
Berlusconi si è soffermato anche su alcune delle ragioni di questa disillusione, ricordando che «la nostra non è più una democrazia dopo quattro colpi di stato in 20 anni: il primo nel 92-93 con l’espulsione dalla scena politica di cinque partiti democratici». «Ora – ha aggiunto – c’è al governo un signore che nessuno ha mai votato, abbiamo una maggioranza che ci è stata tolta con i brogli elettorali nel febbraio del 2013. I nostri amici democristiani hanno fatto degli approfondimenti e hanno stabilito che in media ci sono stati tolti 23 voti a sezione». Secondo Berlusconi, quindi le «elezioni regionali daranno un segnale politico. Spero che i moderati, il ceto medio, facciano vedere che gli italiani che amano la libertà e che vogliono restare liberi non sono spariti, ma – ha concluso Berlusconi – sono rimasti la maggioranza del Paese e quindi non butteranno più il loro voto, come hanno fatto in passato».