Rosy Bindi sotto tiro: De Luca la denuncia e il Pd la copre di insulti

29 Mag 2015 16:32 - di Guido Liberati

Vincenzo De Luca denuncia Rosy Bindi per diffamazione e la sfida a un pubblico dibattito per sbugiardarla. Lo si apprende dallo staff del candidato governatore del Pd per le Regionali in Campania. Ma è tutto il Partito democratico a rivoltarsi clamorosamente contro la ex presidente del partito, colpevole di avere inserito nella lista degli impresentabili il sindaco di Salerno. «Come noto non ho mai avuto un buon rapporto con De Luca. Ciononostante, quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile». A dirlo non è un avversario della Bindi, ma addirittura l’attuale presidente del Pd, Matteo Orfini. «L’iniziativa della presidente della commissione Antimafia – aggiunge l’esponente dalemiano – ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla». Le mani pulite, le battaglie per la legalità? Andavano bene solo quando c’erano da attaccare Silvio Berlusconi o esponenti della destra. Quando si tratta di compagni che sbagliano, il garantismo torna improvvisamente di moda. Si solleva contro la Bindi anche Laura Cantini, un’altra renziana doc. La senatrice fiorentina, che è anche componente della direzione nazionale Pd, difende a spada tratta De Luca e sferra un attacco pesantissimo contro la compagna di partito. «La lotta alla mafia è una cosa seria. Piegare una istituzione importante come la commissione per consumare una piccola vendetta politica, è gravissimo. Rosy Bindi non può stravolgere il codice di autoregolamentazione dell’antimafia e firmare liste di proscrizione». L’elenco degli anti-Bindi si arricchisce di ora in ora tra i dirgenti di Largo del Nazareno, in una faida fratricida. «Arrivare al riconoscimento di patenti di onestà a 48 ore dal voto è davvero una cosa mai vista che fa sorgere il sospetto che si voglia strumentalizzare e usare per fini “politici” anche l’antimafia», attacca l’europarlamentare campana del Pd, Pina Picierno. Ancora più pesante il commento di un altro big del partito. «Denunciare i candidati impresentabili alle elezioni regionali è cosa necessaria e giusta», ma che lo faccia l’Antimafia è «opinabile», contesta Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato. «ancor più» che nella lista entri chi ha procedimenti in corso e non per mafia. Ed è «pura barbarie politica», incalza il presidente dei senatori Pd che ciò avvenga con questa tempistica.

De Luca incandidabile: il Pd schiera i costituzionalisti

Si sollevano contro la presidente della Commissione antimafia anche i “costituzionalisti” del Partito democratico. «L’attenta lettura degli articoli 3 e 4 del Codice ci dice che la Presidente Bindi ha agito fuori dalla legge anzi contro legge», tuona Stefano Ceccanti, ex senatore del Pd. «Infatti – sostiene il costituzionalista di area renziana – l’articolo 4 consente solo una generica attività di monitoraggio sulle candidature che non legittima lista di proscrizione. Infatti le Commissioni Antimafia precedenti avevano fato analoghi codici ma mai liste del genere. La lista, con questo timing, come aveva sottolineato Luciano Violante sull’Huffington Post, viola anche l’articolo 3 del Codice, che consente il diritto di replica».

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