Salvini a Berlusconi: “Dopo il voto, subito le primarie del centrodestra”.
Centrodestra, sveglia, la campanella è suonata. All’ingresso del Teatro Brancaccio di Roma un’ovazione ha accolto Matteo Salvini che da lì ha voluto dare la scossa a tutta l’area moderata uscita malconcia dai risultati elettorali in Trentino e Val d’Aosta, Carroccio a parte. Salvini ha rotto gli indugi ed entusiasmato la platea accorsa in gran numero, indossando una felpa molto evocativa e stampata sulla pelle di tanti italiani: “Marò liberi” c’era scritto, a dimostrare per l’ennesima volta che se il governo Renzi ha messo nel dimenticatoio la vicenda dei nostri due fuculieri di marina, lo stesso non vale per tanti italiani e per il centrodestra.
Salvini: dopo le Regionali, via con le primarie
All’ingresso nel teatro un coro ha salutato Salvini e qualcuno ha scandito “Un capitano, c’è solo un capitano”, il coro che i tifosi della Roma dedicano a capitano Francesco Totti. Salvini lancia la carica. Non è più il momento delle chiacchiere, dei rancori, dello scaricabarile di responsabilità. «Non mi metterei mai a capo di una armata brancaleone di centrodestra ma, in ogni caso, il leader della coalizione alternativa a Matteo Renzi lo dovranno scegliere le piazze d’Italia», dice scandisce Salvini inviando un messaggio chiaro a Silvio Berlusconi. O primarie o lontano non si va. «Con il Cavaliere», afferma, «parleremo delle primarie il 2 giugno, dopo le regionali».
Con la felpa “Marò liberi”
Appena salito sul palco il leader del Carroccio ha indossato una maglietta con la scritta in giallo “Maró Liberi”. Prima di iniziare il comizio, ha postato su Facebook un messaggio: “Uno spettacolare teatro Brancaccio strapieno a Roma: 1.300 persone per preparare un Futuro più tranquillo e sicuro, con più lavoro e meno clandestini, con più speranza e meno paura”. Prima che parlasse il leader, il senatore Raffaele Volpi, coordinatore di “Noi con Salvini”, ha annunciato che a settembre ci saranno gli stati generali del movimento a Roma «per rilanciare la città. Non siamo i parolai alla Renzi o i finti buonisti interessati delle Coop. Noi non siamo abituati a fare le cene da mille euro con chi poi facciamo affari il giorno dopo». Tanti tricolore in platea, presenti Simone Di Stefano, leader di CasaPound, con tanti militanti, che proprio all’Esquilino, a due passi dal Brancaccio, hanno la loro sede storica.