Spagna, avanza l’estrema sinistra. Il Pp di Rajoy è primo ma perde pezzi

25 Mag 2015 10:47 - di Redazione

Alla fine il terremoto Podemos è arrivato alle amministrative regionali in Spagna. Era l’effetto previsto della nuova, frammentata situazione politica spagnola. Chi ottiene più voti non è per forza il vero vincitore. Il Pp resta infatti il partito più votato (26,6% in base agli scrutini effettuati fino alle 22.45 di ieri), ma perde molto consenso territoriale. E, soprattutto, la maggioranza assoluta in regioni di rilievo come la comunità valenciana. Mentre il Psoe è dietro di un soffio, con il 25,23%. L’unica strada – finora mai vista a livello locale – sarà quindi quella degli accordi ex post per formare una coalizione. In questo scenario il potere alberga nelle mani della formazione in grado di fare da ago della bilancia della governabilità. Una dinamica, questa, che potrebbe ripetersi anche in autunno in Spagna, con le elezioni politiche che rinnoveranno il Parlamento nazionale, e prima ancora in Catalogna, dove si vota il 27 settembre.

 Spagna, il Popolare è primo ma perde 2,6 milioni di voti

I post-indignados di Podemos prendono Barcellona e sono vicini anche alla conquista di Madrid. Pp e Psoe sono drasticamente ridimensionati. Il Partido Popular ha pagato duramente il prezzo della gestione lacrime e sangue della crisi negli ultimi anni, – l’unica possibile- del resto – e anche della corruzione endemica che imperversa da anni nella politica spagnola in modo trasversale a tutti i partiti. Rimane il primo partito del paese, con il 27%, davanti al Psoe al 25%, e arriva primo in 11 delle 13 regioni in cui si votava. Ma i popolari rispetto al 2011, quando avevano oltre il 40% hanno perso 2,6 milioni di voti e tutte le maggioranze assolute che avevano nelle grandi città e nelle regioni. Nei prossimi giorni si aprirà una fase di dure trattative per cercare di garantire la governabilità delle collettività del paese. A Barcellona ha trionfato la candidata di Podemos Ada Colau, che ha superato il sindaco uscente, il nazionalista catalano della Ciu Xavier Trias. A Madrid la situazione è in bilico. Dopo lo spoglio del 98% la candidata del Pp Esperanza Aguirre arriva prima con 21 seggi davanti alla rivale di Podemos Manuela Carmena, 20 seggi. Il Psoe crolla a 9 seggi, subisce l’umiliante sorpasso dei post-indignados, mentre Ciudanos, l’altro partito alternativo di mani pulite guidato da Albert Rivera è a 7 seggi. Non è escluso che alla fine un’alleanza fra Podemos e Psoe consenta a Carmena di diventare comunque il nuovo sindaco. Sarebbe un disastro per il Pp e per Rajoy, avvertono diversi analisti, in vista delle politiche. La capitale è la roccaforte dei popolari da 20 anni. Il Pp, per il gioco della coalizioni, rischia anche di perdere Valencia e Saragozza, dove Podemos e Ciudadanos hanno vampirizzato l’elettorato dei due grandi partiti tradizionali. Il risultato delle elezioni di oggi «segna l’inizio della fine del bipartitismo», che ha guidato il paese dalla fine del franchismo, ha detto il leader di Podemos Pablo Iglesias.

 

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