La terra trema ancora in Nepal. Fioche le speranze di trovare sopravvissuti

2 Mag 2015 15:24 - di Redazione
Operazioni di soccorso a Kathmandu

La terra continua a tremare in Nepal. Una ennesima scossa, di magnitudo 4,9 sulla scala Richter, ha interessato nelle ultime ore una zona a nord-ovest di Kathmandu senza apparentemente causare danni o vittime. Lo ha reso noto il Centro europeo sismologico mediterraneo. Il sisma, che è stato registrato alle 11,20 locali, ha avuto epicentro a 95 chilometri a nord-ovest della capitale, con un ipocentro a due chilometri di profondità. Il bilancio provvisorio del terremoto di una settimana fa è intanto di 6.621 morti. Lo ha reso noto il ministero dell’Interno a Kathmandu. Le squadre di soccorso hanno estratto venerdì altri 50 cadaveri dalla rovine della torre Dharaharam patrimonio dell’Unesco. Sempre venerdì il comandante in capo dell’esercito nepalese, generale Gaurav Sumsher Rana, ha ribadito che il numero finale delle vittime potrebbe essere superiore a 10.000. Purtroppo non c’è più alcuna possibilità di trovare superstiti dopo il devastante terremoto: lo ha reso noto sempre il ministero dell’Interno del Paese, secondo la Bbc. «Stiamo facendo del nostro meglio nelle operazioni di salvataggio e aiuto, ma adesso non penso che ci sia alcuna possibilità di trovare sopravvissuti». Sono ancora in corso le verifiche da parte dell’Unità di crisi della Farnesina per rintracciare gli ultimi due italiani che ancora mancano all’appello dopo il terremoto di una settimana fa. Altri connazionali sono a Kathmandu, assistiti dalle autorità italiane, in attesa di rientrare in Italia.

Volontaria italiana sorpresa dal sisma rimarrà in Nepal per aiutare

E a proposito di italiani, c’è una bella storia da raccontare: lo scorso anno era scampata a un pauroso incidente stradale in Nepal e ora di nuovo al terremoto di sabato. È successo a Chiara Mastrofini, cooperante italiana impegnata in un progetto di volontariato a favore di un orfanotrofio nel distretto di Lalitpur, nei pressi di Kathmandu. «Per fortuna quando è arrivata la scossa mi trovavo all’aperto – ha raccontato all’agenzia Ansa – perché ero con amici in un parco nazionale. Non siamo mai stati in pericolo». La romana Chiara, figlia del giornalista Enrico Mastrofini, era tornata in Nepal agli inizi di marzo per terminare il progetto che aveva abbandonato lo scorso anno ad ottobre dopo l’incidente. L’autobus su cui viaggiava insieme alla collega Marta Lanzi, era finito in una scarpata. Le due italiane erano rimaste gravemente ferite, mentre altri 15 passeggeri erano morti. «Sono tornata dopo la convalescenza perché ci tenevo a finire il mio lavoro – dice – e ora vorrei rimanere in Nepal possibilmente fino a luglio. Ci tenevo tanto a concludere la mia esperienza. Non me la sento di partire e abbandonare le bambine». La struttura, che ospita 22 bambine orfane, non ha subito danni e quindi, continua la cooperante, «non penso ci sia pericolo a stare qui». Il progetto, gestito dal Servizio di volontariato europeo riguarda la Moonlight Children’s Home che assicura una casa ai bambini abbandonati nella capitale nepalese.

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