Tumori: mille giorni per un farmaco. E le famiglie pagano di tasca propria

14 Mag 2015 16:23 - di Roberto Mariotti

Riuscire ad ottenere in tempi celeri i nuovi farmaci contro i tumori è, per molti pazienti italiani, ancora una difficilissima corsa ad ostacoli: in media bisogna attendere fino a 1.017 giorni, circa tre anni, con intollerabili disparità tra le Regioni. Ma i tempi per l’accesso alle cure diventano sempre più un elemento cruciale, sulla scorta di un dato più che positivo: aumentano infatti le persone che convivono con la malattia, facendo registrare un +17% dal 2010, e lo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha affermato che il concetto di «male incurabile appartiene ormai al passato».

 Tumori, le cifre dell’assistenza ai malati

La denuncia è contenuta nel VII Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato al Senato dalla Federazione italiana Associazioni Volontariato in Oncologia (Favo) in vista della X Giornata nazionale del malato oncologico. Migliora dunque la sopravvivenza, anche se l’incidenza resta alta con 250mila nuovi casi di cancro l’anno in Italia. E il problema dell’accesso ai farmaci diventa quindi prioritario: purtroppo servono circa tre anni perché un farmaco anti-cancro sia disponibile per i pazienti italiani, con l’ostacolo ulteriore che è regionale e che prevede l’inserimento del farmaco nel Prontuario Terapeutico Ospedaliero Regionale. Con molte differenze sul territorio: in media servono 100 giorni, ma si passa da un massimo di 170 in Calabria a un minimo di 40 in Umbria. Tutto ciò, rileva il vice direttore del Censis Carla Collicelli, «con l’ovvia conseguenza che il trattamento terapeutico ottimale dipende purtroppo dal luogo di residenza».

 Le famiglie costrette a provvedere a proprie spese

La buona notizia è, però, che se cinque anni fa le persone con esperienza di cancro erano 2,5 milioni, oggi sono più di 3 milioni: «Si tratta di persone – afferma il presidente Favo Francesco De Lorenzo – che hanno bisogni specifici, non assimilabili a quelli causati da altre patologie». Da qui la richiesta della Favo di far entrare anche la riabilitazione oncologica nei Livelli essenziali di assistenza all’esame della Conferenza delle Regioni. Oggi, infatti, non è così, e la mancanza di supporto socio-economico carica di oneri le famiglie, costrette a provvedere a proprie spese alle forme di assistenza, è la denuncia della Favo.

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