Venezia, chiude i battenti la “chiesa moschea” voluta dall’artista Buchel
È stata chiusa la chiesa trasformata in moschea come installazione del padiglione islandese alla Biennale d’arte di Venezia. A farlo, dopo la notifica del Comune per inadempienze amministrative. Con la scusa dell’arte, dunque, la chiesa di Santa Maria della Misericordia (da 40 anni non utilizzata dai fedeli cattolici) si era trasformata in un luogo di culto “abusivo” riservato agli islamici. Sul posto le forze dell’ordine per monitorare l’area visto che la giornata di venerdì avrebbe potuto essere giorno di preghiera anche se la stessa comunità islamica veneziana aveva indicato di non recarsi in quel luogo perché inopportuno.
Chiusura senza problemi di ordine pubblico per la chiesa-moschea
Il Comune di Venezia aveva inviato via Pec la notifica di obbligo di chiusura. La chiesa-moschea era stata aperta regolarmente perché i curatori avevano affermato di non aver ricevuto nulla. Successivamente il Comune ha reinviato la notifica e mandato i vigili urbani sul posto per controllare che l’adempimento venisse osservato. Intorno alle 13 la ‘chiesa-moschea’ è stata chiusa: i vigili hanno fatto uscire i presenti e i responsabili che hanno lasciato lo stabile. Fuori un capannello di curiosi e con loro alcune persone di religione musulmana che pensavano di poter pregare come avvenuto la scorsa settimana. Dopo la chiusura – senza alcun problema di ordine pubblico secondo fonti della Questura – tutti i presenti si sono allontanati.
Il padiglione non poteva essere luogo di culto, ma il venerdì entravano oltre cento islamici
Il Comune, in accordo con la Prefettura, ha deciso di far chiudere il padiglione islandese perché all’atto di presentare le necessarie documentazioni per aprirlo e realizzare la discussa installazione dell’artista Christoph Buchel non si era apertamente specificato l’uso. Inoltre erano state verificate delle irregolarità in termini di sicurezza, perché il venerdì entravano troppe persona (oltre 100) rispetto gli standard decisi in fase di concessione che aveva espressamente sancito che il padiglione-installazione non potesse essere luogo di culto.