Sul web il “pacchetto Isis”: hotel a 5 stelle e luna di miele per chi si arruola

27 Mag 2015 12:39 - di Ginevra Sorrentino

Isis tra propaganda e controffensiva: forze congiunte curde e di ribelli siriani sono riuscite ad avanzare contro postazioni dello Stato islamico (Isis) nel nord-est della Siria. Gli scontri, in corso da 24 ore, si concentrano attorno a Mabruke, località a metà strada tra Qamishli e Kobane. Secondo fonti vicine alle milizie curde, queste hanno conquistato Mabruke e intanto, sui social media, account solidali con l’Isis smentiscono la caduta della cittadina in mano curde e propagandano a suon di video e promesse le ragioni della jihad del califfato.

Isis, kamikaze contro soldati: 55 morti

Non sorprende, allora, che proprio quando l’esercito iracheno sta muovendo al contrattacco a Ramadi – la città cento chilometri a Ovest di Baghdad conquistata dall’Isis dieci giorni fa – almeno 55 militari vengano uccisi in Iraq da tre attentatori suicidi, probabilmente dell’Isis, che hanno attaccato un convoglio nei pressi di Falluja, nella provincia di Al Anbar. A riferirlo, tra prime notizie e aggiornamenti, la televisione panaraba Al Jazira che ha spiegato come il triplice attacco sia avvenuto nei pressi della località di Karma, il giorno dopo che le autorità irachene hanno annunciato l’avvio di una controffensiva mirata a strappare allo Stato islamico Ramadi, situata cento chilometri a Ovest di Baghdad, caduta nelle mani dei jihadisti il 17 maggio scorso. All’operazione partecipano anche milizie paramilitari, in particolari quelle sciite alleate dell’Iran, che hanno già preso parte nei mesi scorsi alla riconquista di Tikrit, la città natale di Saddam Hussein.

La controffensiva e il video da Palmira

Ma nonostante l’appoggio delle milizie sciite, l’operazione per riportare sotto il controllo governativo l’intera provincia di Al Anbar, che confina con la Siria, si presenta lunga e complessa. Nel frattempo Damasco reagisce alla perdita, la settimana scorsa, di Palmira, accusando di esserne responsabili i Paesi che «sostengono le organizzazioni terroristiche», tra i quali Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Israele, ma anche «alcuni Paesi occidentali». È quanto si legge in una lettera inviata dal ministero degli Esteri siriano al Consiglio di Sicurezza e al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Dalla stessa Palmira, peraltro, giungono in queste ore immagini apparentemente rassicuranti, dopo i timori diffusisi nei giorni scorsi per la possibilità che i jihadisti arrivino a distruggere le maestose rovine romane del sito archeologico. Un video pubblicato dalla Aamaq News Agency, un media vicino allo Stato islamico, mostra i resti archeologici che sembrano intatti. Nel filmato, il primo dalla caduta della città, si vedono i colonnati di epoca romana e l’anfiteatro da diverse angolazioni, con primi piani sui particolari, mentre sullo sfondo si alza un fumo nero. Ma l’Isis non demorde comunque, e non arretra: neppure sul fronte dell’autopromozione e del proselitismo on line.

Dall’Isis, “welfare” e propaganda

L’Isis, insomma, non molla l’avamposto della propaganda via web: e dai tagliagola arrivano on line nuove promesse e contentini destinati a chi sceglie di arruolarsi in nome del Califfo. Un cambio di registro che finora ha esortato a sgozzamenti ed esecuzioni di massa, ma che in questa precisa fase bellica invita i futuri combattenti a unirsi alla causa dell’Isis mettendo in campo hotel a cinque stelle, stipendi, servizi sanitari. Già perché è questa l’ultima trovata dei seguaci di Abu Bakr al Baghadadi: un pacchetto arruolamento che offre anche la luna di miele e il matrimonio da “mille e una notte” sognato e ambìto da ogni jihadista. «Non c’era altro che uno potesse volere per il matrimonio», racconta uno dei miliziani premiati, Abu Bilal al-Homsi, unito in matrimonio con una ragazza tunisina conosciuta online. Si tratta, spiega, di una delle misure volute dall’Isis per costruire il proprio “welfare”: un bonus di 1.500 dollari per matrimonio e luna di miele. Ma non ci sono solo i soldi distribuiti a pioggia: da ultimo, la rivista ufficiale dell’Isis, Dabiq, ha pubblicato un lungo articolo corredato di foto dedicato alla «sanità nello Stato islamico». Nel testo, le foto di rassicuranti medici in camice affiancano quelle dei bimbi curati o dell’attrezzatura ad alta tecnologia trafugata dai vari ospedali conquistati nell’avanzata in Iraq e Siria. E poi un lungo elenco di dati snocciolati per mostrare l’efficacia e l’estensione del «servizio sanitario nazionale targato Baghadadi». E non è tutto, purtoppo: nel delirante tentativo di affermare il proprio “Stato” fondato sul sangue, i dirigenti del gruppo hanno creato un “bazaar delle schiave” con donne nude inserite in varie categorie per “agevolare”’ la scelta. E come se non fosse già abbastanza, anche questo pacchetto include la sua peculiarità: quella dell’eventualità del ricorso a operazioni chirurgiche per far «ripristinare la verginità». Una denuncia che arriva direttamente dall’Onu, secondo il quale dietro alle lune di miele e agli hotel a cinque stelle, l’Isis ha «istituzionalizzato la violenza sessuale come aspetto centrale della sua ideologia e delle sue attività, usandola come tattica di terrorismo per centrare i suoi obiettivi».

 

 

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