Effetto Bindi: nel Pd tutti contro tutti. E c’è chi vuole cacciare il vice di Renzi
È difficile che il soccorso istituzionale di Raffaele Cantone («su De Luca la Bindi ha sbagliato e non è affatto scontato che il nuovo governatore sia sospeso subito dopo la proclamazione») o le confortanti parole pronunciate dal presidente della Bce, Mario Draghi, sulla buona performance dei cosiddetti Quantitative easing (Qe) in funzione di rilancio dell’economia dell’eurozona o, ancora, i dati Istat sui 159mila occupati in più (in realtà, lavoratori di fresca regolarizzazione) registrati nel mese di aprile, possano riuscire ad esorcizzare i fantasmi che da un po’ di tempo affollano i sonni inquieti di Matteo Renzi.
La minoranza pronta ad attaccare Renzi sulla sconfitta in Liguria
Tutt’altro: la situazione nel Pd non è per nulla rassicurante. Lunedì si riunisce la direzione nazionale ma il clima è quello tipico della resa dei conti. Renzi ostenta tranquillità e – via tweet – si preoccupa di far sapere che è tutto preso da problemi generali: disoccupazione, euro, crisi economica. Un modo neanche originale per marcare le distanze tra chi si misura con le angosce della gente comune e chi – come i suoi avversari interni, i Fassina, i Bersani, le Bindi, – si trastulla invece con le questioncelle del partito che non interessano nessuno. Ma è solo apparenza. Nella realtà, il premier è prontissimo ad usare l’imperdonabile scivolone istituzionale della presidente dell’Antimafia – la divulgazione della lista dei cosiddetti impresentabili a 36 ore dal voto – come arma di distrazione di massa rispetto alle sconfitte patite in Veneto e soprattutto in Liguria. Sconfitte che recano il suo sigillo e su cui la minoranza non appare disposta a concedere sconti. Si preannuncia, insomma, una guerra di tutti contro tutti.
Caso Campania: la Boschi vuole la testa di Guerini
Non ne verrebbe risparmiato, stando almeno a quanto si legge su un sito sempre particolarmente aggiornato sulle vicende interne al Pd come l’Huffington post, neppure il cerchio magico di Renzi. Il fuoco polemico di queste ore avrebbe infatti lambito persino uno dei volti più noti del potere renziano. Quello di Lorenzo Guerini, attuale vicesegretario, cui non pochi, all’interno dell’inner circe di Palazzo Chigi imputano polso poco fermo sul pasticciaccio brutto della candidatura di De Luca in Campania, considerata l’origine di tutti i guai del momento. Un’occasione quanto mai ghiotta per chiederne la destituzione. In questo senso pare stiano lavorando Luca Lotti e Maria Elena Boschi, entrambi toscani. Una partita nella partita. Guerini è infatti legato a Graziano Del Rio e insieme rappresentano la testa (emiliana) dei catto-dem, area interna che ha già fatto sapere che il vice segretario non si tocca. Ma tant’è: Renzi ha la guerra in casa, non solo in quella del Pd ma anche nella sua cerchia più ristretta. Gli scricchiolii sono sempre più sinistri e la direzione di lunedì si avvicina: #lavoltabuona?