Giubileo, Renzi abbaia ma non morde: nessuno tocca Marino

13 Giu 2015 14:14 - di Lando Chiarini

Sotto il Pd non sanno più che cosa inventarsi per disfarsi dell’imbarazzante presenza di Ignazio Marino. I dirigenti del Nazareno faticano infatti non poco per venire a capo di una situazione certamente non agevolata dall’atteggiamento, tra il giulivo ed il risentito, con cui il sindaco sta gestendo i pestilenziali effluvi di “Mafia Capitale”. Renzi ha tentato di metterci una pezza inventandosi il prefetto Franco Gabrielli ufficialmente come commissario del Giubileo straordinario, in realtà come “co-pilota” in Campidoglio con l’obiettivo di un accantonamento “dolce” e graduale di Marino. Mossa astuta ma di brevissima durata. È bastato che il sindaco cominciasse a scalciare, spalleggiato da mezzo Pd, capitolino e non perché nel giro di poche la carta Gabrielli venisse derubricata dallo stesso premier a una pia intenzione espressa ad alta voce.

Giubileo: Renzi costretto a rimangiarsi la soluzione Gabrielli

Il sindaco, dunque, non si tocca. Ma restano intatti anche i problemi, anzi l’incubo di uno scioglimento per mafia del consiglio comunale di Roma, eventualità tutt’altro che remota. Dovesse accadere, il danno d’immagine di Roma e dell’Italia nel mondo sarebbe talmente devastante da scoraggiare qualsiasi cinismo e qualsiasi calcolo circa la possibilità di riorganizzare il Pd nei diciotto mesi di commissartiamento straordinario che solitamente accompagna un provvedimento del genere. E poi c’è il Giubileo. Archiviata la soluzione Gabrielli, ha provveduto Matteo Orfini ad estrarre dal cilindro la soluzione di un coordinamento istituzionale modello Expò. C’è solo da sperare che il presidente nonché commisario romano del Pd celi un intento dilatorio. In caso contrario, darebbe prova di irresponsabile approssimazione. Non è possibile immaginare modelli organizzativi e gestionali in fotocopia per due eventi, Expò e giubileo, tra di loro molto diversi, a cominciare dal tempo: all’apertura dell’Anno Santo mancano solo sei mesi. Immaginare che in questo esiguo lasso di tempo si possa affidare l’organizzazione di un evento che vedrà accorreremilioni di pellegrini nella Città Eterna  ad un coordinamento tra istituzioni, è pura follia.

L’ostinazione di Marino espone la Capitale allo scioglimento per mafia

Morale di questa favola immorale, perché condizionata solo da interessi di bottega, è che Roma sembra la vittima designata di una doppia incapacità: quella, sconcertante, di Marino che non capisce che al di là delle responsabilità personali la sua disperata ostinazione a restare è un incentivo a commissariare il Campidoglio con motivazioni infamanti per una capitale del rango di Roma e quella, inquietante, del Pd che pare piegarsi persino a tale devastante esito pur di non toccare i compromessi e delicati equilibri interni. Di fronte al nauesante spaccato di “Mafia Capitale” un premier coi controfiocchi avrebbe fatto pulizia. Renzi e con lui Orfini, invece, non fanno mistero di preferire la play-station alla ramazza. Un motivo ci sarà.

 

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