Grecia via dall’Euro? Varoufakis minaccia il ricorso alla Corte di giustizia
Un’uscita della Grecia dall’area euro è ora una possibilità, ”non può più essere esclusa”. Benoit Coeuré, consigliere esecutivo della Bce, apre all’ipotesi Grexit in quello che rappresenta il commento finora più diretto dell’Eurotower sulla possibilità di un addio alla moneta unica da parte di Atene. Un’apertura affidata a un’intervista a Les Echos, alla quale risponde indirettamente il ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, dalla pagine del Telegraph, minacciando un ricorso alla Corte di giustizia europea per bloccare l’eventuale espulsione della Grecia dall’euro. «Considereremo di certo un’ingiunzione alla Corte di giustizia europea. La nostra appartenenza non è negoziabile», afferma Varoufakis. Secondo indiscrezioni riportate dal Telegraph, Atene non esclude un’azione anche contro la Bce per aver congelato la liquidità di emergenza per le banche greche. «Useremo tutti i nostri diritti legali», mette in evidenza Varoufakis, ammettendo che le banche greche hanno abbastanza liquidità per andare avanti fino al referendum, anche se il controllo dei capitali imposto rende difficile la vita alle aziende greche.
Il ricorso alla Corte di giustizia
Una richiesta di ingiunzione alla Corte europea – riporta il Telegraph – sarebbe uno sviluppo senza precedenti, che rischia di complicare ulteriormente la crisi. Nelle prossime ore ci sarà la prima svolta: è infatti in scadenza il rimborso all’Fmi che la Grecia non sarebbe – secondo indiscrezioni – orientata a rispettare. Intanto Fitch taglia il rating delle banche greche a “RD”, restricted default, dopo il controllo dei capitali imposto. La “minaccia” di Varoufakis arriva mentre la Bce apre alla possibilità di un’uscita della Grecia dall’euro. Le autorità’ europee e l’Eurotower vogliono che la Grecia resti nell’area euro, ma ”sfortunatamente” la possibilità di un addio non può piu’ essere esclusa. E questo è il ”risultato della scelta del governo greco a mettere fine alle discussioni con i creditori e di indire un referendum, spingendo l’Eurogruppo a non estendere il secondo programma di aiuti”, afferma Coeuré dicendosi sicuro che se al referendum prevarrà il sì le autorità dell’area euro troveranno un modo per onorare gli impegni. Se prevarrà il no sara’ difficile ristabilire un dialogo politico.