Grecia, Standard&Poors cala la mannaia: senza accordo sarà default

11 Giu 2015 10:46 - di Ginevra Sorrentino

Grecia, sorvegliata speciale accerchiata dalle difficoltà. E mentre sulla testa di Tsipras incombe la spada di Damocle di un accordo con la Ue – ancora in via di definizione – anche Standard&Poors cala la mannaia declassando il Paese a CCC da CCC+, con outlook negativo, e l’avvertimento speciale che, senza un accordo, farà default nel giro di 12 mesi.

Grecia a un passo dal default?

Non c’è pace tra gliu ulivi… della Grecia: e dopo i creditori che incombono e le incomprensioni diplomatiche con Merkel and co., ora ci si è messa anche Standard&Poors a fare pressione al Paese, avvertendo sulla minaccia concretamente esistente del rischio default, non prima di averlo ulteriormente declassato. Non solo: dalle ultime stime della critica situazione ellenica si evince anche che persino con un accordo la Grecia sarà salva solo per qualche mese, e non del tutto fuori dalla zona di rischio, perché l’intesa «non coprirà gli obblighi sul debito al di là di settembre». Intanto il nuovo mini-summit tra Merkel, Tsipras e Hollande non fa progressi di sostanza ma ribadisce la necessità di accelerare. Toccherà a Juncker provare a convincere il leader greco che «l’ora della ricreazione per la Grecia è finita», come ha detto il premier belga Charles Michel sintetizzando l’umore dei creditori.

Il punto sul negoziato con la Ue

Dopo settimane di negoziati febbrili, ai massimi livelli, Atene ha presentato ancora una volta proposte inaccettabili per l’Ue, perché lontane da quello che lo stesso Tsipras aveva promesso negli incontri con Juncker. Juncker è stanco, dicono i suoi, ma la porta del negoziato resta sempre aperta. Anche perché qualcosa sembra muoversi: Atene sarebbe disposta a cedere sull’avanzo primario, purché in cambio i creditori aprano ad una soluzione sul debito. Ma la Merkel non retrocede dalla proposta delle istituzioni, smentendo voci di un suo presunto “ammorbidimento” circolate nelle ultime ore, sulle quali le Borse hanno rimbalzato e chiuso ampiamente in positivo. Intanto anche la Bce segnala di non voler mollare la Grecia e procede ad un maxi-rialzo di 2,3 miliardi di euro della liquidità d’emergenza (Ela) alle banche, dopo settimane di rialzi sempre nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro. I creditori internazionali vogliono mettere Atene sotto pressione, ma non intendono abbandonarla ad un destino che certamente avrebbe delle ricadute pesanti per l’Eurozona.

L’ipotesi default

Per gli europei, l’ipotesi di un default resta esclusa: «L’obiettivo è tenere la Grecia nella zona euro. Se c’è volontà, la strada si trova, ma il tempo conta», ha ribadito la cancelliera Merkel. Ma «la palla è chiaramente nel campo della Grecia», ha replicato il portavoce di Juncker. È da Atene che ci si aspetta un segnale, dopo che le nuove proposte arrivate sono state giudicate «un passo indietro». La Grecia prova a trattare, purché riesca a ottenere qualcosa nell’immediato: per esempio sarebbe fondamentale per Atene che i creditori trovassero una soluzione sul debito, per alleggerire gli oneri dello Stato altrimenti bloccato da vincoli di finanziamento insostenibili. E tiene sul tavolo la proposta di usare il fondo salva-Stati Esm per ricomprare il debito Bce che Atene deve ripagare tra luglio e agosto (oltre 3 miliardi). la Grecia, insomma, continua il tour de force alla ricerca di un compromesso possibile, mettendo sul tavolo anche un’altra proposta: estendere il programma di aiuti fino a marzo 2016. Peccato che i creditori tirino dritti per la loro strada, perseguendo l’obiettivo della conclusione del piano entro il 30 giugno, e provvedendo a sbloccare eventualmente i circa 7 miliardi di aiuti rimasti solo se il Parlamento ellenico approverà le «azioni prioritarie», cioè le misure necessarie per completare la quinta revisione del piano, ancora in sospeso. L’unico punto fermo fin qui acquisito da embo le parti, insomma, è che per i creditori ogni discorso sul debito è ancora fuori discussione: «Un taglio del debito non è un tema», ha ribadito infatti il portavoce del ministro tedesco Wolfgang Schaeuble a scanso di equivoci. Se mai ce ne fossero…

 

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