Iran, gli italiani restaureranno la tomba di Ciro il Grande a Persepoli
«Una forma di cooperazione di grande valore simbolico per il patrimonio archeologico mediorientale, che in altre parti della regione corre un grande pericolo». Così l’ambasciatore italiano in Iran, Mauro Conciatori, ha definito i nuovi laboratori per il restauro della pietra di Pasagarde aperti dall’Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iscr), con l’Iranian Cultural Heritage Organization nelll’area archeologica vicina a Persepoli dove si trova la tomba di Ciro il Grande. Con questo protocollo e quello che a breve si realizzerà anche a Bam, ha proseguito il diplomatico, «abbiamo scritto un’altra pagina del grande libro della cooperazione tra l’Italia e l’Iran». I laboratori appena inaugurati sono l’asse portante di un progetto a tutela di questo patrimonio avviato nel 2014 e destinato a proseguire almeno fino al 2017. Con il sostegno del Mibac, gli esperti italiani vi lavoreranno per l’analisi ed il recupero della pietra, di recente esposta a nuove minacce dovute anche ai cambiamenti ambientali e all’uso massiccio delle falde acquifere. La nuova aridità del terreno creatasi nell’ultima decade per la quasi totale scomparsa delle piogge – ha spiegato il responsabile italiano del progetto, Claudio Prosperi Porta – insieme al prelievo di acqua a grandi profondità per la coltura intensiva del riso, si aggiungono infatti ad altri pre-esistenti fattori di rischio per gli assetti originali delle strutture rimaste e per l’integrità delle pietre. Un fenomeno evidente nei resti del palazzo privato di Ciro, dove anche i vuoti lasciati dalle grandi pietre prese in passato per la costruzione di altri edifici concorrono ad un progressivo degrado di quelle ancora in sede, collocate 2500 anni fa con le sapienti tecniche costruttive delle cosmopolite maestranze di Ciro.
Un nuovo capitolo nella cooperazione tra Iran e Italia
Al fondatore dell’impero persiano va infatti il merito di aver saputo per primo, nella sua dinastia, mettere a frutto le competenze tecniche e artistiche dei popoli conquistati, prima nella vasta area di Pasagade – dove si trovano anche la fortezza di Toll-e Takht, la colonna con la scritta “Sono Ciro il re, un Achemenide” in tre lingue, i resti di due palazzi e del primo esempio noto di giardino persiano. In tutte queste strutture, già interessate in passato da scavi e restauri, è ora necessario un attento lavoro di analisi per mettere a punto gli interventi di tutela successivi. E si lavora anche all’analisi dei rivestimenti interni delle cella del mausoleo di Ciro: uno spazio vuoto dove in epoca islamica è stato inserito un mihrab per la preghiera e dove probabilmente il corpo dell’imperatore non venne mai posto, visto che la sua fede zoroastriana non prevedeva la conservazione delle salme. Mausoleo che tuttavia mantenne un grande valore simbolico e rimase sede dell’incoronazione dei re anche dopo che Dario spostò la capitale ufficiale dell’impero nella vicina e tuttora grandiosa Persepoli. «Quello di Pasagarde è il primo laboratorio per l’analisi della pietra in Iran – ha detto Mohammad Hassan Talebian, vicepresidente dell’ente per i beni archeologici iraniani – e diamo grande valore a questa presenza italiana», che a sua volta si inserisce nel solco di una tradizione decennale. L’intento dell’Iran, ha proseguito Talebian, è quello di avere un piano generale di tutta l’area di Pasagarde e Persepoli, un unico paesaggio archeologico e culturale composto, oltre che dai suoi monumenti, anche dagli altri elementi che ne caratterizzarono la civiltà, dalla religione all’agricoltura alle opere per l’irrigazione. Ma nel futuro dell’area vi è anche l’idea, lanciata dalle autorità locali e raccolta dall’ambasciatore Conciatori, di un gemellaggio tra Pasagarde e un comune italiano.