L’Isis nella campagna abbonamenti: un teatro romano finisce nella bufera
Polemiche a non finire per la campagna abbonamenti di un teatro romano, che ha scelto l’Isis e un prigioniero pronto per la decapitazione per lanciare la nuova campagna abbonamenti. «Perdi la testa insieme a noi! Il Teatro dell’Orologio si prepara per la nuova stagione e sceglie di farlo senza paura, ricordandoci che, come ci ha insegnato Charlie Hebdo non c’è miglior modo per affrontare la paura che quello di trasformarla in altro». Con questa esile motivazione su Facebook, il teatro romano ha lanciato la campagna pubblicitaria 2015-2016. Una scelta che non è piaciuta alla maggioranza degli abbonati, che ha tempestato di messaggi indignati la bacheca del teatro. Particolarmente indignata la scrittrice di origine somala Igiaba Scego: «Il teatro che voi fate e che noi (io, voi, tutti) amiamo credo che meriti di più di una pubblicità così brutta, irrispettosa, inumana. Si manca il rispetto per le vittime del terrorismo. Non è moralismo il mio. Ma un fatto». E ancora: «Posso chiedervi una cosa? Perché un teatro che ha fatto in passato belle cose si vuole legare ad una pubblicità così brutta? E poi cari non rispettate i morti? Io vi confesso sono sconvolta». Ancora più duro il commento di un altro addetto ai lavori, l’attore Mauro Pescio. «Ma siete fuori di testa? Chi è il genio che ha pensato di poter racimolare pubblico con una campagna di questo tipo? Non è una pubblicità che fa discutere, è orrenda nei contenuti oltre che nella grafica e la frase che avete imparato da “Charlie Hebdo” come si concilia con sta roba? Ma qualcuno di voi crede davvero che questa roba qua vi porti anche solo uno spettatore in più a teatro la prossima stagione, perché a questo dovrebbe servire giusto?».
La difesa del direttore artistico del Teatro dell’Orologio
Sotto la pioggia di critiche (e di insulti) arriva la difesa del teatro. «L’immagine che abbiamo scelto voleva essere un’immagine positiva – si è difeso Fabio Morgan, direttore artistico del teatro dell’Orologio – di un’ immagine che attraverso la creatività riuscisse a capovolgere un sentimento di paura e terrore, su un argomento, che molto spesso, viene affrontato solo in modo demagogico e strumentale. Il sorriso del condannato, il mio, è un sorriso liberatorio e satirico che vuole andare oltre le nostre paure attraverso la cultura, l’ironia, attraverso il teatro». Risposta che non convince, ma soprattutto, non attenua la gratuità di una campagna choc che, di sicuro, non aiuta il teatro.