L’ombra delle banche dietro la morte dell’industriale veneto Egidio Maschio (video)
«Sono sconvolto. Con Egidio Maschio ci lascia un grande imprenditore, ma anche un grande uomo che ha legato la sua storia imprenditoriale e personale al Veneto». Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia commenta la notizia del suicidio, avvenuto all’alba nel suo ufficio di Cadoneghe, di Egidio Maschio, fondatore, con il fratello, del Gruppo Maschio Gaspardo, ed esprime il suo «profondo cordoglio alla famiglia e alle maestranze dell’Azienda». «L’ho sempre stimato – aggiunge Zaia – sia come uomo che come imprenditore: è stato un emblema della determinazione, del coraggio, della voglia di fare, di progredire di creare, tipica della miglior imprenditoria veneta». Maschio era a capo di un gruppo da duemila dipendenti, pensava alla quotazione in Borsa, e un fatturato di oltre 324 milioni di euro all’anno. Soltanto pochi giorni fa l’annuncio dell’assunzione di nuovi manager per gestire l’azienda. Il gruppo Maschio Gaspardo è leader nella produzione di macchine per la lavorazione del terreno, semina, trattamento delle colture, manutenzione del verde e fienagione. Fondato nel 1964 dai fratelli Egidio e Giorgio Maschio, il gruppo ha 15 stabilimenti produttivi, di cui 4 all’estero – Cina, India, Romania e Usa – e 13 filiali commerciali.
Maschio e l’amicizia con Berlusconi
L’imprenditore, 73 anni, si sarebbe suicidato con un colpo di fucile sparato al petto. Ancora da capire le motivazioni del gesto. Alcuni mesi fa Maschio, che ricopriva il ruolo di presidente, ha nominato alcune figure manageriali in grado di condurre l’azienda nei prossimi anni. Azienda che, negli ultimi anni avrebbe fatto grandi investimenti per espandersi all’estero e che recentemente soffriva di un pesante indebitamento con le banche. Gli istituti di credito avrebbero chiesto all’azienda di rientrare dal debito che ammonterebbe a decine di milioni euro. Un paio d’anni fa visitò l’azienda padovana anche Silvio Berlusconi che rimase con «l’amico Egidio» per alcune ore nello stabilimento. La scelta del Cavaliere era dettata dalla stima nei confronti del leader di «una azienda simbolo della capacità imprenditoriale veneta, una multinazionale che da ormai 50 anni produce con successo attrezzature agricole, anche in tempi di crisi».