Marò, bocche cucite in India sulla richiesta di arbitrato internazionale
Marò: l‘India “è al corrente” della richiesta da parte dell’Italia di un arbitrato internazionale per risolvere la vicenda dei due fucilieri della Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I legali indiani “la stanno esaminando”: è stata la sintetica reazione all’annuncio dell’iniziativa italiana di Vikas Swarup, portavoce del ministero degli Esteri indiano, che non ha fornito altri particolari sulla posizione del governo di Delhi di fronte ad essa. Molto probabilmente le autorità indiane sono state messe al corrente da parte dell’Italia della decisione di aprire una pagina nuova nella crisi cominciata oltre quaranta mesi fa, il 15 febbraio 2012, con un incidente al largo delle coste del Kerala in cui morirono due pescatori indiani a bordo del peschereccio St. Antony. Di questo l’India ha accusato i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, parte del team di sicurezza della petroliera Enrica Lexie che incrociava nella zona.
Marò, il 14 luglio l’udienza davanti alla Suprema Corte
L’allegato VII della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), che Italia e India hanno sottoscritto, prevede infatti la possibilità di chiedere un arbitrato internazionale in presenza di un caso che non può essere risolto bilateralmente. L’articolo uno di questo allegato indica che «qualunque parte di una vertenza può sottoporla ad una procedura arbitrale (…) con una notifica scritta indirizzata all’altra parte (…). La notifica sarà accompagnata da una dichiarazione riguardante il reclamo e le motivazioni su cui è basata». La vicenda che coinvolge Latorre, attualmente in Italia, e Girone, che risiede nell’ambasciata italiana a Delhi, è all’esame della Corte Suprema indiana che ha fissato una udienza il 14 luglio, un giorno prima della scadenza dell’ultimo permesso concesso a Latorre per curarsi di un ictus subito alla fine di agosto 2014.