Meloni attacca Marino: “Istiga all’odio e nelle fogne è finita Roma”

23 Giu 2015 7:22 - di Redazione

Giorgia Meloni intervistata da “Il Giornale” attacca Ignazio Marino che ha invitato la destra “a tornare nelle fogne”, con toni da anni ’70: «È una vergogna che il sindaco della Capitale d’Italia non trovi di meglio che ricorrere a questi slogan. È un segnale di irresponsabilità grave e francamente intollerabile. Non so neppure se si rende conto che quelle parole d’ordine, in una stagione drammatica, rappresentarono il brodo di coltura che portò a generare odio e violenza politica e a farritenere normale sparare a ragazzi minorenni».

“Marino istiga alla violenza”, spiega la Meloni

«È un uomo disperato, solo, deriso e commissariato dal Pd. Si è messo all’angolo da solo. E le persone quando sono disperate fanno cose stupide. Tutto questo per un applauso, incredibile». Come si sente di rispondere a questo tipo di affermazione? «Sarebbe facile rispondergli che nelle fogne ci ritroviamo tutti noi romani, visto lo stato in cui versa Roma grazie alla sua gestione. Stiamo parlando del sindaco più detestato della storia di Roma. Forse sarebbe il caso che Marino facesse i conti con il suo fallimento».

Per Giorgia Meloni, “Marino sindaco è il più detestato della storia di Roma”

Per Marino gran parte delle responsabilità sono della giunta di centrodestra. «Infatti nei primi sei mesi di Marino la Cooperativa 29 giugno ha visto crescere i suoi affidamenti del 67% rispetto agli ultimi sei di Alemanno e la Eriches 29 del 197%. Diciamo che nella migliore delle ipotesi Marino è stato distratto e non si è accorto di nulla. Così come è evidente che i voti per la sua elezione sono stati portati anche da persone che oggi sono in galera». Lei pensa che il Pd farà dimettere il sindaco? «Penso che Marino dovrebbe fare un passo indietro. A quel punto potrebbe ricandidarsi, lasciando che siano gli elettori a giudicare il suo operato». Se ciò avverrà il centrodestra riuscirà a trovare una candidatura unitaria? «Nel momento in cui Marino si degnasse di lasciare la poltrona sarebbe importante mettere in campo una alternativa credibile, vincente, ma anche di rottura».

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