Parte da Arezzo la rivolta della Toscana contro il bluff di Renzi
Francesco Macrì è stato il candidato consigliere più votato della lista Alleanza per Arezzo, lista che ha portato alla vittoria il sindaco di centrodestra Alessandro Ghinelli. «Qui ad Arezzo abbiamo fatto un eutentico miracolo – dice Macrì -, perché la Toscana è sempre stato un feudo “assoluto” del Pd. Non dimentichiamo che qui siamo a casa di Matteo Renzi, Arezzo è la città di Elena Boschi, per cui perdere qui per loro ha un significato politico importantissimo». La bravura della lista vincente è stata certamente quella di saper coagulare intorno a un progetto politico la destra storica di Arezzo insieme a una nuova generazione di giovani che hanno entusiasticamente aderito al programma. Tra l’altro, Ghinelli incarna perfettamente questo passaggio tra tradizione e avvenire: è il figlio di Oreste Ghinelli, storico “federale” del Msi di Arezzo negli anni Settanta. «Il segnale è fortissimo: qui comincia a scricchiolare il bluff del renzismo – continua Macrì -. Basti pensare che lui (Renzi) qui non è mai venuto, perché evidentemente ha annusato l’aria che tirava, mentre il ministro Boschi si è fatta vedere un paio di volte, ma quasi in incognito, al chiuso. Niente a che vedere con i comizi all’aperto di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che hanno riempito le piazze e trascinato l’entusiasmo popolare, e che quindi vanno ringraziati».
Ad Arezzo il Pd ha pagato per la sua arroganza politica
Macrì, che era anche candidato alle elezioni regionali, dove ha ottenuto un ottimo risultato, racconta che dopo il primo turno, dove il centro destra era arrivato al 36 per cento e la sinistra al 44, si era capito che le cose stavano mettendosi bene: «Sì, abbiamo assistitito a un’autentica mobilitazione spontanea della gente “normale”. Le persone hanno iniziato una specie di catena di sant’Antonio per convincere gli aretini a votare la nostra lista, e il risultato non si è fatto attendere. È la dimostrazione che quando la destra rinnova la leadership e si unisce senza litigare, la vittoria è sicura». Francesco Macrì, neoconsigliere comunale di maggioranza, individua anche altre cause per questa grande vittoria toscana: «Diciamo che i renziani hanno anche pagato per la loro arroganza: hanno presentato un giovane renziano, ma gli aretini non dimenticano i tre anni di malgoverno che ci hanno preceduto, e inoltre i fìbersaniani non vedevano l’ora di umiliare Renzi& c. E poi diciamo che la proposta amministrativa era forte, concreta, affidabile e responsabile. E la popolazione lo ha capito». Una campagna elettorale del Pd sottotono, lo scandalo della Banca Etruria, le spaccature interne al centrosinistra hanno fatto il resto. Ed è da Arezzo che sta partendo la rivolta contro il bluff di Renzi.