Renzi agita lo spettro Salvini: se mi attaccate, vince lui
È un’intervista giocata in difesa quella che Matteo Renzi “concede” alla Repubblica delle idee (l’intervista di Ezio Mauro) all’indomani della delusione elettorale. Alla vigilia della complicata direzione del Pd di lunedì la parola d’ordine di Renzi è quella di ricompattare le file agitando lo spauracchio di Matteo Salvini. «Sicuramente il Pd deve fare una riflessione e ben venga. Ma cosa c’è fuori dal Pd? Fuori dal Pd c’è Salvini ed il centrodestra. Per essere argine all’antipolitica dobbiamo darci una smossa ma essere consapevoli della situazione». Nessun dorma, insomma, perché il rischio è di consegnare l’Italia alla Lega. «C’è sempre una sinistra che si ritiene più a sinistra dell’altra e che fa vincere la destra», ha detto Renzi bacchettando fuoriusciti e malpancisti che hanno voltato le spalle ai candidati del Nazareno. E giù parole dure sui bersaniani: «Se sei in un partito politico e perdi una battaglia nel partito, non hai diritto di spaccare tutto, dai una mano a chi vince».
Renzi: peccato per la Liguria
«Mi dispiace per la Liguria ma non c’è partita: numericamente il Pd ha vinto», dice Renzi costretto a minimizzare il test regionale. L’autocritica non fa per Renzi. Ancora arrabbiato con Rosi Bindi “colpevole” di aver reso pubblici gli impresentabili, Renzi continua a difendere la specchiata moralità di De Luca. «Vincenzo De Luca non ha nulla a che fare con mafia e camorra. Come per il sindaco Luigi de Magistris si stratta di abuso di ufficio», dice promettendo che non ci sarà nessuna corsia privilegiata a difesa del sindaco di Salerno. «Il tempo delle leggi ad personam è finito. Noi non le facciamo», dice escludendo che il governo cambierà la legge Severino a favore di De Luca. Garantista doc, Renzi esclude la richiesta di dimissioni per i suoi cinque sottosegretari indagati: «Io ho anche un padre indagato a Genova. Un cittadino è innocente fino a prova contraria»
Marino è innocente
«Il quadro che esce dalle inchieste su Roma e Mineo sui centri per gli immigrati mostra una situazione in cui nella scala dello squallore stiamo superando il livello di guardia», dice il premier, «mi vergogno solo a leggere certe intercettazioni». Il governo è in prima linea nella lotta alla corruzione, insiste ammettendo che si poteva fare di più. Renzi esprime, però, una granitica certezza di innocenza per gli esponenti del Pd finiti nel tritacarne di MafiaCapitale: «Marino e Zingaretti sono completamente altro rispetto alla cricca. Bisogna riconoscere i colpevoli veri, per troppo tempo si è sparato sul mucchio».
Le elezioni non servono
La marcia di Renzi non deve essere interrotta dalle urne. «Il voto, ora, non serve all’Italia. All’Italia serve qualcuno che vada in Europa e dica che servono più investimenti», dice il premier evidentemente preoccupato dal test regionale e “obbligato” a tenere la barra del timone verso le riforme. Sulle prossime scadenze parlamentari avverte i suoi e rispedisce al mittente le critiche sullo sbandamento a destra del suo governo. «A chi ci vuole fermare dico: potete mandarci a casa ma non ci bloccherete».