Salvini: «Le forze di polizia devono avere libertà assoluta di azione»
«Le forze di polizia devono avere libertà assoluta di azione, se devono prendere per il collo un delinquente e questo si sbuccia il ginocchio o si rompe una gamba sono cazzi suoi, ci pensava prima di fare il delinquente». Il leader della Lega – si legge su “Il Mattino” – entra a gamba tesa nel dibatato già aspro sull’introduzione del disegno di legge che segue alla decisione della Corte di Strasburgo di condannare l’Italia per la vergogna del G8 di Genova e di casi come quello di Stefano Cucchi.
Salvini si schiera con il Sap, Sindacato autonomo di Polizia
«La Corte europea dei diritti umani potrebbe occuparsi di altro. Per qualcuno che ha sbagliato non devono pagare tutti. Carabinieri e polizia devono poter fare il loro lavoro. Idiozie come questa legge espongono le forze dell’ordine al ricatto dei delinquenti».
Salvini attacca il capo della Polizia
«E ovvio che nessuno è a favore del reato di tortura, come è giusto che chi ha commesso errori alla Diaz paghi, ma la legge sul reato di tortura è sbagliata e pericolosa». Ma non si ferma qui e critica il capo della polizia: «Pansa? Non è il miglior capo possibile». Una bocciatura in piena regola. Le dichiarazioni hanno fatto l’immediato giro del web e la polemica è deflagrata tra chi lo definisce uno sciacallo e chi, invece, è d’accordo con lui. Giorgia Meloni ritiene che il lavoro delle forze dell’ordine vada rispettato e tutelato sempre, non può essere certo delegittimato, deve essere trovata dunque una soluzione adeguata, mentre Walter Verini, capogruppo del Pd in Commissione giustizia dichia ra: «Ritengo che sia stato fatto fin qui un buon lavoro, atteso da molti anni, seppur tardivo: lo scorso novembre la Cassazione richiamava il Parlamento per non aver ancora introdotto il reato nel nostro ordinamento rendendo l’Italia inadempiente agli obblighi della convenzione Onu. E proprio seguendo quelle raccomandazioni abbiamo licenziato alla Camera una norma con la quale il reato resta reato comune (punito con la reclusione da 4 a 10 anni), ma aggravato con pene da 5 a 12 anni se commesso dal pubblico ufficiale di cui abbiamo voluto punire l’abuso».