Lo scrive anche il Corriere della Sera: il centrodestra unito è ancora vincente
Cemtrodestra unito. Ritagliare, fotocopiare, distribuire. Un tempo era così che si faceva con gli articoli di giornale ritenuti interessanti o, comunque, asseveratori di verità semplici ma ottusamente negate. Oggi si fa in rete, in meno tempo e raggiungendo un numero esorbitante di persone. Comunque sia e qualsiasi dispositivo possegga, ogni buon elettore di centrodestra si armi di santa pazienza e procuri quanto più lettori possibili all’editoriale di Aldo Cazzullo (La strategia dell’ariete) pubblicato dal Corriere della Sera. Ne vale la pena. E non perché tracci ardite traiettorie politologiche o perché pretenda di dettare nuovi decaloghi ideali e valoriali, ma – al contrario – perché si preoccupa di rimettere in ordine alcune verità trascurate o misconosciute proprio da chi avrebbe invece interesse a riaffermarle.
Cazzullo (Corriere della Sera): il fronte moderato non è «evaporato»
Ma cosa scrive in particolare Cazzullo? Che un centrodestra dato per spacciato alla vigilia delle elezioni di domenica scorsa si è ritrovato, il giorno dopo, non a celebrare il proprio funerale ma a contare una messe di voti a in Veneto, ad espugnare una roccaforte rossa come la Liguria, a sfiorare l’exploit nell’ancor più rossa Umbria e a perdere solo per un capello la Campania. L’unica regione dove veramente si può parlare di coalizione defunta è la Puglia. Ma trattasi di suicidio e non di morte naturale dovuta a deperimento elettorale. «Sia chiaro – avverte infatti Cazzullo -: una maggioranza politica e sociale, che nelle sue varie stagioni ha vinto quasi tutte le sue elezioni politiche dal ’48 ad oggi, non poteva essere evaporata o convertita in blocco al renzismo». Ed è proprio così. Ma come a Renzi, per sfondare in quel blocco sociale – oggi frustrato e deluso – non basterà andare «da Del Debbio o da Barbara D’Urso», così all’attuale centrodestra continuare a blaterare di tagli alle tasse, di sicurezza, di lotta all’immigrazione clandestina e via elencando se poi la frammentazione interna regna sovrana e se ogni piccolo rivolo pretende di farsi fiume. Tanto più – scrive ancora Cazzullo – che l’Italicum “costringe” a stare insieme.
L’Italicum, la risposta è il centrodestra unito
Il primo a dover farsene una ragione è Matteo Salvini, il vero vincitore di queste elezioni. Vincere tuttavia non basta. Occorre convincere, cioè rassicurare. Attualmente, il capo della Lega è il migliore degli urlatori in circolazione. Se davvero aspira – come ha già rivendicato – a conquistare sul campo i galloni da leader della coalizione unita, dovrà farsi carico di alcune questioni, dall’unità nazionale alla valorizzazione del Mezzogiorno passando per un rapporto con l’Europa, che può (anzi, deve) essere critico sul modello Cameron ma non di rifiuto radicale sull’esempio della Le Pen. Insomma, se – come ricorda opportunamente Cazzullo – il blocco sociale cosiddetto moderato è ancora maggioritario, il centrodestra non può perderne la rappresentanza in nome di piccoli interessi di bottega. Vent’anni di berlusconismo hanno portato quel blocco sociale su montagne russe che alternavano grandi speranze a cocenti delusioni. Ora che la giostra ha spento le luminarie, occorre ripartire da quel che c’è. Che non è poco né avariato.