Scuola, sì alla fiducia al Senato. Le opposizioni si scatenano
Seduta incandescente a Palazzo Madama nel giorno della fiducia (l’ennesima) messa dal governo Renzi sulla riforma della scuola (i sì sono stati 159, 112 i no). Era inevitabile, l’ultimo strumento per accelerare l’approvazione della legge, commentano i democratici a sostegno del ministro Boschi che ha dovuto formalizzare la richiesta di fiducia sul maxiemendamento. Non la pensano così le opposizioni, leghisti, grillini e vendoliani, che hanno protestato vivacemente a suon di magliette, cartelloni ironici, lumicini e lutto al braccio. Ora la riforma – che prevede, tra l’altro, l’assunzione di circa 100mila precari e più poteri ai presidi nella gestione degli insegnanti – passa alla Camera, dove dovrebbe approdare il 7 luglio.
Scuola: la riforma rischia la rissa
Mentre gli studenti manifestano in tutta Italia contro “la buona scuola di Renzi” (sit-in sotto il Ministero e flashmob nelle grandi città) nell’aula del Senato le opposizioni si scatenano, mettendo a dura prova i nervi saldi del presidente Grasso, e si sfiora la rissa. Apre le danze della protesta la senatrice Loredana De Petris, (un passato nei Verdi oggi capogruppo del gruppo misto-Sel) levandosi la giacca verde pastello e mostrando una t-shirt bianca con la scritta “libertà d’insegnamento” che poi ha regalato provocatoriamente al ministro Stefania Giannini. Che però non gradisce e, con un gesto della mano, scansa il “dono” che scivola dall’altra parte del tavolo. «Ministro, non parli così sottovoce – hanno attaccato i senatori vendoliani – se ha qualcosa da dire, la dica apertamente, ci faccia conoscere il suo pensiero. Dal ministro non abbiamo ancora sentito una parola. Perché non parla?».
I grillini con il lutto al braccio
I grillini, più scenografici, hanno inscenato un vero e proprio funerale della scuola pubblica esibendo lumini rossi, lutto al braccio e cartelli funebri con scritto “RIP scuola pubblica”mentre parlava il ministro Maria Elena Boschi. La Lega, in prima fila in piazza contro la riforma della scuola, ha scelto la contestazione più classica, ma sempre rumorosa. I senatori lumbàrd hanno sollevano dai banchi cartelli con su scritto “ministro commissariato, chi comanda Faraone?”. Il riferimento è alle maniere forti del sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, il vero regista del muro contro muro del governo con sindacati e categorie che ha costretto il ministro ad adeguarsi allo scontro.