Statali, la Consulta boccia il blocco. Ma poi salva Renzi: niente arretrati
Il blocco dei contratti nel pubblico impiego è «illegittimo». Lo ha deciso la Corte Costituzionale al termine di una lunga camera di consiglio. Le buone notizie per i pubblici dipendenti si fermano qui perché la sentenza non ha effetto retroattivo e questa, invece, per Palazzo Chigi, è una novità più che positiva dal momento che scongiura la creazione di una voragine di ben 35 miliardi (a tanto, secondo l’Avvocatura dello Stato, sarebbe ammontata la corresponsione di sei anni di blocco di aumenti stipendiali) nel bilancio dello Stato.
L’irretroattività della sentenza scongiura il “buco” di 35 miliardi
Per il governo Renzi, dunque, l’unico fronte che si apre dopo la pronuncia della Consulta è quello della riapertura delle trattative con le organizzazioni sindacali per i rinnovi contrattuali. Non è esattamente quello che i ricorrenti si attendevano ma è sempre meglio che niente, sebbene i sindacati abbiano immediatamente fatto buon viso a cattivo gioco abbandonandosi a dichiarazioni trionfalistiche che difficilmente riusciranno a soddisfare chi, oltre al principio, si aspettava di veder riconosciuti anche gli arretrati dei mancati rinnovi: «Attendiamo di conoscere in dettaglio la sentenza – ha spiegato Marco Carlomagno, segretario del Flp (Federazione lavoratori pubblici), una delle sigle che hanno preso parte al giudizio davanti alla Consulta – ma possiamo dire da subito che giustizia è fatta ed è stata restituita ai lavoratori la dignità del proprio lavoro. Ora – ha poi aggiunto – il governo non ha più scuse. Apra subito i nagoziati e rinnovi i contratti».
I sindacati: «Dopo la Consulta il governo non ha più scuse»
Canta vittoria anche la Confsal Unsa, il cui segretario generale Massimo Battaglia ha parlato di «riscossa dei lavoratori pubblici». Anche se «non verrano riconosciuti gli arretrati – ha detto ancora Battaglia – oggi c’è il riconoscimento di un grande sindacato.