Terrorismo, ora si teme l’effetto emulazione: ecco tutti i Paesi da evitare
Effetto contagio, effetto emulazione. E’ quel che più si teme dopo il venerdì di terrore scatenato dall’Isis in Francia, Tunisia e Kuwait. Il segnale di allarme per i servizi di intelligence era arrivato tre giorni fa. Lo aveva trasmesso il portavoce dell’Isis, Abu Mohammed al-Adnani. Poche parole, ma esplicite : “Il gesto migliore per avvicinarci a Dio è la Jihad, quindi sbrigatevi a farlo durante questo mese e siate pronti al martirio”. Una esortazione che ha fatto scattare gli attacchi nel giro di poche ore. Azioni pianificate, studiate nei dettagli. Ora, si teme – e il timore è più che fondato – che altre operazioni siano state preparate. Dove? Difficile prevederlo.
Terrorismo sfuggente e globale
Il terrorismo di matrice fondamentalista e islamica ha caratteristiche tutte sue. E’ sfuggente, fa leva su un esercito di fanatici di cui si conosce poco o nulla, uomini chiamati al sacrificio della vita da idolatrie religiose, armati di odio profondo verso gli “infedeli”, capaci di infiltrarsi tra la massa dei disperati che approdano sulle coste europee o, peggio ancora, musulmani che sono cresciuti nelle periferie metropolitane delle città europee senza perdere mai contatti con le centrali del terrore e le cellule operanti nelle loro terre di origine. Dal Kenya alla Thailandia, dall‘Egitto alla Tunisia, la mappa delle aree a rischio attentati si allarga a dismisura. Attentato dopo attentato, strage dopo strage, il terrore si sta impadronendo del Mondo, o almeno di una sua parte consistente. Da quando l’Isis ha incominciato a scandire con raccapricciante puntualità la teoria di morti, decapitazioni, assassinii, agguati, è accaduto qualcosa di tremendamente nuovo nella storia del terrorismo.
Terrorismo, si allarga la mappa delle zone a rischio
Quello dell’Isis è un terrorismo che si fa Stato e la sua è una guerra globale, totalizzante, diretta a destabilizzare dall’interno nazioni come la Tunisia, che con grande fatica stanno cercando strade di convivenza diversa dal fondamentalismo e dalla legge della Jihad, in una disperata emancipazione da uno status che ne comprimeva, libertà, sviluppo e modernità. Una guerra – l’Isis lo sta ripetendo, imperturbabile, in ogni comunicazione che viaggia su Internet e invade i social di mezzo mondo – che intende portare all’Occidente e al cuore della Cristianità. A fronte di questo, che è molto più di una generica minaccia, che cosa facciamo per difenderci? Ci limitiamo ad ampliare la mappa delle zone rischiose. Si mostri cautela, suggeriscono dalla Farnesina, nel recarsi al Cairo, a Fez, a Rabat, a Marrakech, a Casablanca e Salè. Sconsigliata Bangkok. Bandita dalle mete turistiche Sharm el-Sheik. Il mondo si restringe, mentre il terrorismo si diffonde.