Waterloo: alle celebrazioni anche i soldati italiani (come 200 anni fa)
Soldati italiani a Waterloo. Oggi, come 200 anni fa, sempre tra le fila della Armata napoleonica. All’epoca a combattere e morire sotto il fuoco inglese e prussiano. Oggi a partecipare felici alle commemorazioni del bicentenario. Ma sempre sul campo di battaglia con lo spirito e la vivacità dei “toscani doc”. Insomma, alla mega rievocazione che entrerà nel vivo venerdì 19 giugno, tra le oltre 5000 comparse in uniforme, ci sono infatti anche alcune decine di italianissimi veterani, capelli bianchi ma sguardo marziale, pronti a dare il loro contributo per difendere le sorti di Napoleone Bonaparte. E convinti che «stavolta si cambia la storia». Stretti nelle loro uniformi rosse della fanteria francese, in questo clima un po’ surreale, tra parata storica e rappresentazione teatrale, rappresentano con orgoglio i superstiti del 113/o reggimento Etruria, che sul serio combatterono qui, assieme ai soldati dell’Armeè. «Sono sicuro che qui c’erano tanti veterani. E tra loro – racconta il loro comandante, un tenente in alta uniforme e grandi baffi – sicuramente italiani dei vecchi reggimenti. Ce n’erano diversi del nostro, il centotredici di Linea, che fu sciolto dopo il 1814, e combattè per l’ultima volta alla Barriera di Clichy. I reduci furono poi trasferiti tra i vari reggimenti che combatterono qui a Waterloo. Oggi – circondato da altri appassionati “commilitoni” – siamo qui a rappresentare il 113simo, creato in Toscana nel 1808 quando divenne un Dipartimento dell’Impero. All’epoca tutti i giovani, i coscritti andarono ovviamente a fare il soldato nella Armeè. Erano tutti del reggimento di fanteria del Regno di Etruria, ragazzi toscani parmensi e laziali, che dal 1808 fino alla fine hanno combattuto per Napoleone. Gente che s’è fatta la campagna di Spagna, la Russia, la Germania del ’13 e la Francia del 14. E sicuramente, anche qui. Non conosciamo i nomi ma ci saranno negli archivi».
A Waterloo il reggimento Etruria
Per questo gruppo, Waterloo 2015, non è certo la prima rievocazione storica: «Io – racconta il tenente – ero qui già alla commemorazione di 20 anni fa nel 1995, lo stesso tanti altri di noi. Tutto per pura passione, andando in giro per l’Italia e l’Europa. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo fatto tutta la campagna di Francia del 1814». Alla vigilia di una battaglia così importante, confida di avere fiducia nel suo Napoleone». «Questa volta ce la possiamo fare, da domani riusciamo a cambiare la storia. Su questo non ho dubbi. L’Imperatore – prosegue sorridendo – è sempre l’Imperatore». Infine, all’unisono il grido di battaglia: «Centotredicesimo Etruria, o morte».