Azzollini, il Senato dice no all’arresto. Salvato dal Pd e dal voto segreto
L‘Aula del Senato dice “no” agli arresti domiciliari per il senatore di Ncd Antonio Azzollini. I “no” sono stati 189, i sì 96 astenuti 17. Azzolini deve dire grazie anche al voto segreto, chiesto in precedenza da un gruppo di senatori. Azzollini si è difeso per quasi mezz’ora in Aula dalle accuse che gli sono state mosse dalla Procura di Trani affermando che nei suoi confronti c’è solo “fumus persecutionis integrato a sufficienza”. Ha sciorinato date e ha riportato fatti per dimostrare come si tratti di “ricostruzioni difficili da poter ritenere anche solo logiche”. Ha anche avvertito che contro di lui sono state usate testimonianze “contraddittorie” ritenute invece “attendibili”, oltre ad un uomo “non autorizzato” che di fatto lo ha “spiato”. “Qui è stato fatto il semplice copia e incolla del gip dei documenti del pm senza alcuna autovalutazione come si dovrebbe fare in base alla legge. La valutazione può essere da 0,5 a 10 ma non può essere zero”.
L’esito del voto spacca il Pd. La senatrice dem Lucrezia Ricchiuti intervenendo in Aula ammonisce i suoi colleghi di paritto. “Non c’è nulla nelle carte che faccia pensare che i magistrati siano in malafede o che non abbiano rispettato la legge”. “Attenti poi – aggiunge Ricchiuti rivolgendosi ai piedini intenzionati a dire no all’arresto – all’immagine che diamo al nostro elettorato”. E fa una serie di domande: “Che cosa è successo da quando in Giunta il nostro gruppo, che aveva letto le carte, ha votato a favore degli arresti domiciliari ad oggi? Cosa è cambiato?”. E ancora: “Perché abbiamo votato sì agli arresti di altri colleghi come ad esempio Lusi, che giustamente abbiamo consegnato alle patrie galere, e per Azzollini si dovrebbe dire no?”. “Votare e leggere male – conclude – è peggio di un delitto, è un errore…”. Difficile, per i parlamentari dem, rispondere a queste domande senza provare un po’ di vergogna.