Berlusconi ora apre alle larghe intese. “Ma solo in caso di emergenza”
«Io una mano d’aiuto a Renzi la do, ma solo se la situazione precipita, non certo per fare le riforme che vuole lui». Silvio Berlusconi dal ritiro di Arcore osserva quanto accade in queste ore tra Bruxelles ed Atene con un’interessata apprensione. Non prevede «nulla di buono» per l’Italia a trazione renziana, teme le ricadute di una Grexit ancora probabile sull’economia e le borse del nostro Paese, che tanto per cominciare colpirebbero le sue aziende. Così come segue con preoccupazione, racconta chi lo ha sentito, l’escalation delle minacce dell’Isis contro Roma, culminate con l’autobomba del Cairo contro il consolato italiano.
Berlusconi apre a Renzi sulla politica estera
«La mano d’aiuto che più volte abbiamo offerto al premier in politica estera non è mai stata presa in considerazione», si lamenta il Cavaliere. Il divorzio consensuale – si legge su “la Repubblica” – con Denis Verdini (pronto a sostenere il governo ) è la conferma di quanto Forza Italia ormai vada in altra direzione. Ma solo uno scenario potrebbe invertire la rotta. «Se la situazione economica precipitasse o se ci fosse un attacco diretto contro l’Italia noi, con responsabilità, ancora una volta, potremmo dare il nostro contributo – è il ragionamento estremo di Berlusconi – Anche entrando in un governo di emergenza nazionale, se necessario».
In assenza di Verdini i ponti con Renzi sono saltati del tutto
Il leader forzista è arrivato a una conclusione, anche alla luce dei 25 dissidenti sui quali Renzi non potrà più contare al Senato. «A settembre potremmo accettare di sedere al tavolo della riforma costituzionale solo a una condizione – è la confidenza rassegnata ai più fidati se Matteo accettasse di rivedere l’Italicum, introducendo il premio alla coalizione anziché alla lista o quanto meno la possibilità di apparentamento tra il p
rimo e il secondo turno». I portoni di Palazzo Chigi, per adesso, restano però sprangati. E non solo per Gianni Letta. L’ex premier offeso perché Palazzo Chigi ha sempre respinto aiuti sulla politica estera