Borsellino non può più essere l’icona dei professionisti dell’antimafia
Sarà il tempo o la giustizia a dirci se Rosario Crocetta è stato vergognosamente in silenzio mentre il suo medico, Matteo Tutino, pronunciava quell’autentica bestemmia laica all’indirizzo di Lucia Borsellino e di suo padre Paolo o se invece è rimasto vittima di una clamorosa operazione di killeraggio politico a mezzo stampa. Comunque sia, quel che importa è che la tempesta seguita alla divulgazione della (presunta) frase incriminata ha avuto il pregio di chiarire i contorni di un’antimafia farsesca, pullulata di improbabili icone anticosche, in gran parte gaglioffi in cerca di visibilità mediatica, di una sinecura politica o di status-symbol come una scorta o un’auto con lampeggiante.
Falcone e Borsellino eroi della nazione e non della fazione
È lo spaccato di un’Italia nata sull’onda delle stragi di Capaci e di via D’Amelio e che si è impossessata del sacrificio patriottico di magistrati come Falcone e Borsellino per piegarlo ad interessi di parte, di una parte: la sinistra. È esattamente lì, sotto quelle latitudini politiche che la lotta alla mafia ha cessato di essere impegno comune per trasformarsi in interesse di bottega con tanto di posto in lista e carriera politica (ma non solo) assicurata. È la teoria sciasciana dei “professionisti dell’antimafia”. Se ne potrebbe stilare un elenco lungo quanto un obelisco egizio con a capo quel Leoluca Orlando Cascio, che oggi incredibilmente tuona contro Crocetta. Pochi sanno che proprio lui fu un accanito avversario di Falcone. Ancora meno quelli che sanno che prima di saltare in aria con la sua scorta in via D’Amelio, dove abitava la madre, Paolo Borsellino aveva pranzato in casa di Pippo Tricoli, leader della destra missina in Sicilia. Un incontro tra amici che avevano condiviso passioni giovanili (entrami, da universitari, avevano militato nel Fuan-Caravelle) e che ancora condividevano ideali. L’antimafia di professione non tollera la verità perché vive di mistificazione e di impostura.
Il caso Crocetta ha fatto emergere un’antimafia da operetta
Tutto lascia pensare, tuttavia, che i nodi di un’antimafia di professione stiano ora venendo al pettine. Almeno lo si spera. Di sicuro la magistratura ha cominciato a scoperchiare qualche pentolone maleodorante e a far scendere qualche falso idolo dagli altari. Ma la strada resta in salita. Troppi interessi – e non solo politici, ma anche economici – si sono cristallizzati intorno alla Grande Menzogna perché tutto possa sparire da un giorno all’altro. Ma è lì che bisognerà arrivare. Proprio nel nome di uomini – come Falcone, Borsellino e tanti altri – che si immolarono per servire la nazione e non la fazione.