Sarà “colpa” della crisi se per Amazon è Milano la città dove si legge di più?
Potrebbe essere il segno della crisi. Se adesso Amazon ci fa sapere che nell’onnivora Milano si legge di più e di tutto, potrebbe infatti essere perché ora i milanesi hanno molto più tempo da dedicare al piacere della lettura. D’accordo: equazione forse semplicistica, ma non di certo scontata. Anche perchè nell’inedita rappresentazione dell’Italia proposta da Amazon per il terzo anno consecutivo, la classifica delle nostre città più virtuose in fatto di libri registra l’assenza quasi totale, ai vertici, di quelle del Sud. Con la sola Cagliari al quinto posto e con Roma tra i fanalini di coda. Ed è perciò che la classifica prodotta dalla multinazionale degli acquisti on line ci dà lo spunto per la riflessione iniziale. O provocazione che dir si voglia. Perchè ci sembra chiaro il maggior tempo a disposizione dei milanesi e del nord produttivo. Meno lavoro maggior tempo per tutto il resto, anche per la lettura. Più di quanto ne avessero avuto in precedenza, nella Milano operosa e instancabile, nella Milano insonne dei turni e persino nella più recente Milano da bere. Forse perchè le priorità erano altre. O forse perchè, più semplicemente, c’era più lavoro e meno disoccupazione. Quindi minori opportunità o anche voglia di dedicarsi a nutrire la mente una volta terminate le fatiche del lavoro. Tutto l’opposto, se ci si pensa, a quanto accadeva normalmente al Sud. Alla normalità per i giovani dell’assenza di un qualsiasi sbocco produttivo. Normalità che ingrossava licei e università, in funzione di vere e proprie stazioni di parcheggio, e che perciò era da stimolo alla lettura diffusa, assai più diffusa di quanto potesse accadere in quel frenetico Nord dove il lavoro era la realtà, la quotidiana normalità. Certo, non è una operazione semplice e neppure scontata sottrarre alla capacità di lavoro la capacità di lettura. Nulla vieta a chi un lavoro ce l’ha di coltivare la passione per il libro. Anzi, sono in tanti ad avercela ed è bene così. Ma ci pare altrettanto possibile che proprio questo tipo di rappresentazione proposta da Amazon possa farci riflettere meglio e di più sul periodo di crisi che stiamo vivendo.