Il dibattito all’Europarlamento: requiem per un’Europa mai nata
Altro che inno alla Gioia. Mercoledì scorso a Strasburgo, nella sede doppione di Bruxelles dell’Europarlamento, è stata suonata una messa di requiem per l’Europa politica. Fine già nota, ma resa evidente dalle istantanee d’aula. Istantanee che spiegano meglio di qualsiasi discorso. Tipo: a favore o contro le politiche di austerity. Perchè è questa ormai la differenza. Da un lato e dall’altro dell’emiciclo, quelle che vengono chiamate le ali degli schieramenti di destra e di sinistra, tutti a tifare e sostenere il diritto dei popoli a determinare il proprio futuro; nell’indistinto corpaccione centrale, ove si ammassano popolari, socialisti e liberali, i difensori delle ragioni tedesche, delle rigide regole burocratiche, del volere delle banche. Praticamente, il terzo millennio disvelato: mandate in soffitta le vecchie divisioni politico ideologiche e certificato l’emergere di diverse contrapposizioni. Diverse, si badi, non necessariamente nuove. Perchè la lotta per il primato tra politica ed economia c’è proprio tutta. Ancora e più di prima. Insomma, che l’Europa politica non esista è un dato di realtà. Ed ormai è tale anche per chi ha continuato a fingere di non vedere. Ma quel dibattito è stata una specie di pietra tombale sull’illusione di fare del Continente un’entità omogenea.
Europa, Requiem per una idea defunta
Al discorso del leader ellenico, tutto incentrato sulla rivendicazione del diritto del suo popolo e quindi del rispetto ad esso dovuto, è infatti seguita una discussione nella quale si è chiaramente capito che ormai ci sono solo due vere forze in campo: da un lato quelli che orgogliosamente rivendicano la propria storia e la propria identità, dall’altro i sacerdoti della finanza internazionale e/o alla leadership esercitata dalla Germania. In entrambi i casi l’idea di Europa o non c’è o è del tutto marginale: quasi fosse un indumento che non è possibile indossare e far proprio, o al contrario una maschera per celare intenzioni diverse. Assistere in diretta Tv a quel dibattito è stato perciò molto istruttivo. Da Nigel Farage, da Marine Le Pen, da Matteo Salvini è arrivato l’affondo contro le oligarchie economiche che “schifano” il popolo e tifano per le banche. Quasi un crescendo rossiniano con la rivendicazione delle rispettive diversità. Ed è toccato ad uno sconosciuto deputato greco a ricordare a brutto muso al socialista Shultz che se “non ci sono riusciti 400 anni di dominio turco a farci piegare la testa” non ci riuscirà certo questa Europa a trazione tedesca. Appunto: requiem per un’idea defunta.