Fallita l’ultima mediazione con Berlusconi, Verdini lascia Forza Italia
E’ rottura definitiva tra Denis Verdini e Silvio Berlusconi. Dopo due ore di colloquio a Palazzo Grazioli arriva la decisione dell’ex coordinatore di abbandonare Forza Italia. “Le posizioni restano distanti, ti confermo l’intenzione di voler andare via. Ho i numeri per fare un gruppo”, ha detto Denis Verdini, al Cavaliere al termine di un incontro definito cordiale e corretto dalle stesse fonti, ma non sufficiente per superare le divergenze sulla linea politica che sono rimaste inalterate.
La riunione a palazzo Grazioli a cui hanno preso parte oltre a Verdini e Berlusconi anche Fedele Confalonieri, Gianni Letta e Niccolò Ghedini non è servita dunque a trovare un compromesso tra due posizioni ormai distanti. L’ex coordinatore del partito ha spiegato al Cavaliere che entro i prossimi giorni, al massimo entro la fine della prossima settimana, ufficializzerà l’addio da Forza Italia. Il senatore può contare su una pattuglia di parlamentari che gli consente a palazzo Madama (dove ne servono almeno 10) di poter dar vita ad un nuovo gruppo.
Verdini rinviato a giudizio per bancarotta
Nel giorno della separazione arriva anche una tegola giudiziaria sulla testa del senatore dissidente. Verdini è stato rinviato a giudizio dal gup di Firenze nell’ambito di un procedimento in cui viene ipotizzata la bancarotta fraudolenta per il fallimento di una ditta che aveva un debito di 4 milioni di euro con il Credito Cooperativo fiorentino, che era presieduto dallo stesso Verdini. A giudizio anche due imprenditori.
Secondo l’accusa, nel 2010 ci sarebbe stata una triangolazione di denaro fra il Credito Cooperativo Fiorentino e le imprese di Ignazio Arnone, la Srl Arnone, e del figlio Marco, la Cdm Costruzioni. La srl Arnone, dichiarata fallita nell’ottobre 2011, aveva un debito di 4 milioni con la banca di Verdini. In pratica, per la procura la banca avrebbe affidato alla Cdm costruzioni dei lavori di ristrutturazione di una sua filiale, pagandoli circa 1,7 milioni. Parte di quella cifra sarebbe stata girata dalla Cdm Costruzioni alla Srl Arnone, grazie a una sorta di subappalto che i pm ritengono sia stato fittizio, nel senso che quei lavori non sarebbero stati eseguiti. La Srl Arnone avrebbe così potuto versare 750 mila euro alla banca, per coprire parte del suo debito. Secondo la procura, Verdini sarebbe stato il ‘regista’ di questa operazione che, da una parte, avrebbe provocato il fallimento della Cdm Costruzioni, nell’agosto 2012, e dall’altra avrebbe favorito il Credito Cooperativo rispetto agli altri creditori della Srl Arnone.